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xxiii. la personalità di leopardi 197

quella sua rara perizia e padronanza della lingua. Con questi apparecchi ed esercizii pose mano a’ dialoghi, intermessi a quando a quando da subitanee ispirazioni poetiche. Non c’era più il petrarchista e non c’era più il purista. C’era Leopardi.

Venivano fuori nuove canzoni e nuove prose. Era il tempo che la sua salute era tollerabile, e s’era assuefatto alla vita ordinaria, e il cuore stava cheto, e l’immaginazione e l’intelletto lavoravano. Studiava il vero, per mera curiosità, come scrive a Giordani. E in quella esplorazione acquistò un abito di sottigliezza ed un cotal risetto falso, che sono come il demone delle sue prose. Felice quando gli venivano momenti d’ispirazione, e il sangue gli ribolliva, e scriveva le Nuove canzoni!, dove pure filtrava quello spirito e prendeva forma di umor nero e denso.