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xxi. 1824-25 - a bologna e a milano 183

cato a Milano, ma la salute è buona, e scrive scherzoso. La certezza del suo presto ritorno in Bologna, l’assegno mensuale di dieci scudi avuti dallo Stella per lavori fatti e da fare, la speranza di un impiego molto desiderato, forse contribuirono al suo buon umore. Il 26 settembre riprese la via di Bologna.

Cosa aveva fatto a Milano? Aveva combinato gli elementi di una edizione latina, e di un’altra latina e italiana delle opere di Cicerone, e ne aveva scritto i programmi. Partiva conservando una certa sopraintendenza su quel lavoro. E prima di partire aveva consegnato allo Stella per la stampa un manoscritto, che l’abate Cesari aveva trovato «ammirabile, e di qualche ottimo autore del Trecento», e che era cosa sua, il Martirio de’ Santi Padri.

Dopo tre giorni di viaggio arrivò a Bologna, contento di avvicinarsi un po’ ai suoi, e sopraccontento, perché riacquistava la sua libertà. Ma non gli mancarono nuovi fastidii, più gravi a lui, che esagerava le piccole miserie della vita. Faceva un’ora di latino a un greco, e due ore al suo «divino» amico Papadopoli. Queste tre ore gli «sventravano» la giornata. Poi fare il maestro non era vocazione sua: «vi si annoiava orribilmente». E il padre notava che l’ufficio di precettore avviliva la nobile prosapia. Il greco, ch’era un ricchissimo signore, gli dava otto scudi al mese; ma presto si seccò, non saprei se del latino o del latinista più seccato di lui, e con bel garbo lo mandò via. Il conte Papadopoli e la contessa passarono l’inverno a Roma e a Napoli. E a Leopardi non rimase altra speranza che dello Stella.

Costui avea preso grande opinione di lui, e sentiva i suoi consigli, e gli usava ogni maniera di cortesia. Al padre di Giacomo sembrava umiliante che il figlio fosse stipendiato da un libraio. O perché non lo stipendiava lui? Ma il figlio, che non aveva di questi pregiudizii di casta, stimava che non ci fosse nulla di umiliante, e nella sua corrispondenza con lo Stella non si vede ombra di imbarazzo. Si trattano, come buoni amici, da pari, e si ricambiano dimostrazioni cordiali di affetto.

Ammiro questo libraio, che, pensando prima a trarre guadagno da Leopardi, finì con fargli lui le spese, e talora non solo