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178 | giacomo leopardi |
c’è una intenzione: miracolo di perfezione tecnica. Materia nuova, profondamente sentita, esce fuori in una struttura originale. Vai faticosamente avanti, ma pur vai, come ti fosse innanzi un monumento degno del tuo studio.
Leopardi provò col suo esempio che le nuove forme non si fanno con nessuno artificio e con nessuna fatica, quando si vive in un ambiente morto, e ti manca l’alito del tempo e della patria. Le forme nascono, non si fanno. E questa forma, entro cui apparisce un contenuto così interessante, non è ancora uguale al suo contenuto, e non ha freschezza di vita comune. Sembra l’obelisco egiziano in piazza Montecitorio. Nessuna meraviglia dunque ch’egli sia stato dai più poco inteso e poco apprezzato. Se lo aspettava lui medesimo, o almeno se lo spiegava, scrivendo al Missirini:
Oggi chiunque in Italia vuol bene, profondamente e filosoficamente scrivere e poetare, dee porsi costantemente nell’animo di non dovere né potere in nessun modo essere commendato né gustato né anche inteso dagli italiani presenti.
Mirava a un’Italia avvenire, come Alfieri. Ma l’avvenire non si trova quando si smarrisce il presente.