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160 | giacomo leopardi |
di eccentrico come Alfieri; era semplice, naturalissimo, modestissimo, fin timido; non faceva valere la sua personalità, s’acconciava al detto ed al fatto comune, stimava poco la vita reale e ci stava dentro nel modo più ordinario; ciò che avea valore era la vita di sé con sé, la vita del suo pensiero.
Questo dico una volta per tutte, e in risposta a quelli che da alcune lettere tirano induzioni temerarie e accusano d’ipocrisia uno spirito così puro. Certamente Leopardi era uno spirito malato, e non possiamo chiedergli conto della sua apatia e della sua condotta troppo rimessa nella vita, come si potrebbe a uomini forti e compiuti. Sarebbe volgere in accusa quello che era la sua infelicità. A lui dobbiamo chiedere conto della sua vita ideale, senza di cui sarebbe stato un uomo affatto volgare. È la vita ideale, che dà un senso anche a quella volgarità della vita quotidiana, un senso profondamente tragico.
La sua vita quotidiana era oramai una vita da vecchio nel fiore degli anni, una vita amara1, ma già ingoiata e fatta sua sostanza. Vivere è sentire, amare, sperare.
J’ai renoncé à l'espérance de vivre. Si dès les premiers essais je n’avais été convaincu que cette espérance était tout-à-fait vaine et frivole pour moi, je ne voudrais, je ne connaitrais même pus d’autre vie que celle de l’enthousiasme.
Ma ora il suo sentire è ottuso, perché «il n’y a dans ce monde à quoi l’appliquer». La vita quotidiana non ha dunque alcun valore per Leopardi. Gli è un vivere per vivere, senza scopo. Ciò che ha valore è la vita dell’immaginazione.
Il n’appartieni qu’á l'imagination de procurer à l’homme la seule espèce de bonheur positif, dont il soit capable. C’est la véritable sagesse que de chercher le bonheur dans l’idéal... Pour moi, je regrette le temps où il m’était permis de l’y chercher, et je vois avec une sorte d’effroi que mon imagination devient stèrile, et me refuse tous les secours qu’elle me prêtait autrefois.
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Questo gelido cor, questo ch’amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara.