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nia sollevarsi tutta, studenti, filosofi, letterati, poeti — e difendere il suo territorio contro i Francesi. Tutti questi fatti arricchivano il mondo moderno del nuovo sentimento di nazionalità.
Il sentimento dell’unità nazionale in Italia, come complemento della libertà e dell’uguaglianza, si era sviluppato fin da che i Francesi aveano passate le Alpi promettendo libertà agli Italiani, e repubblica. Abbiamo un monumento importantissimo di tal fatto, e che forma un’altra corona di Ugo Foscolo. Vi ricordate di quel generale Championnet che venne a Napoli quando vi fu proclamata la Repubblica partenopea, e dopo il tremendo eccidio della Santa Fede fu costretto a ritirarsi verso la Francia. Quando egli giunse nell’Italia superiore, Ugo Foscolo che allora era soldato, militando come tanti altri Italiani nell’esercito francese, scrisse quella celebre lettera a Championnet, nella quale diceva: — Volete vincere? Proclamate l’unità d’Italia e tutti gl’italiani saranno con voi — . Il generale sorrise della lettera, scritta da un giovane. Ma quella fu come il primo filo della storia del nostro riscatto nazionale. Quei sentimenti si erano sviluppati con tanta forza in Italia, che quando Napoleone volle conciliarsi gl’italiani, trasformò la Repubblica Cisalpina in regno, il quale, quasi a promessa di maggiori cose, chiamò Regno Italico, e permise che vi fosse un esercito italiano e un parlamento. Milano, capitale del regno, fu il luogo di ritrovo degl’italiani sfuggiti alla Santa Fede, e vi furono Russo, Cuoco e altri napoletani che riuscirono a non lasciare la testa sotto la mannaia, come Mario Pagano, Conforti e tanti altri illustri.
Fino a quel tempo il sentimento nazionale era rimasto nei libri, e Mario Pagano, Beccaria, Filangieri, e d’altra parte Parini, Alfieri, Foscolo, anche Monti, aveano composto scritti spiranti libertà e amore di patria: ma questo non era ancora penetrato negl’intimi recessi della nazione. La letteratura si restringeva in un circolo limitato, e tutti quanti quelli che si davano a professioni speciali, ingegneri, medici, avvocati — gli avvocati forse meno, perché i loro studi erano più affini alla letteratura — rimanevano stranieri a quella propaganda fatta co’ libri. Ma