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ii. l’ideale religioso degl’«inni sacri» 115

        Voi vedete da questi tratti che cosa è l’eroe cristiano, il tipo dell’uomo nuovo.

Spingiamoci un po’ innanzi, alle conseguenze.

Ma se è vero che siamo sulla terra di passaggio, se è vero che l’ultimo fine al quale siamo indirizzati è al di là della terra, che cosa sono dunque le passioni, le lotte, le guerre, gl’interessi che ci occupano nella vita terrena? Ombre, vanità, polvere: morte è redenzione, ciò che ci è di vero è al di là della vita terrena.

Così dal concetto dell’uomo del Manzoni nasce l’ascetismo, il misticismo. E concepite il frate di quei tempi che dopo le tempeste della vita cercava la solitudine, concepite Dante che cerca il convento e vi chiede la pace, Petrarca che finisce solitario la sua vita. Questa tendenza mistica, ascetica, è l’essenza dell’uomo cristiano.

Vedete però abbozzato il mondo e l’uomo negl’Inni, in lineamenti indeterminati: non ci è la storia, l’ideale non è sceso nella vita. Accompagniamo Manzoni nella formazione di questo ideale. Qui ha messo le categorie, le leggi, i lineamenti generali del suo uomo e del suo mondo. Vediamo quando scende nella storia, come realizzi quell’ideale.

Infatti il movimento ideale religioso del secolo XIX è accompagnato da un movimento pronunziato di studi storici. Da una parte sono filosofi teologi, come Bonald, De Maistre; dall’altra grandi storici, come in Germania Savigny, in Francia Thierry, in Italia un grand’uomo ch’è nostro, Carlo Troya. Che cosa sono questi studii storici? Non ci è solo un sentimento scientifico, il desiderio di trovare la storia nelle forme primitive, originali, scartando i giudizi affrettati, vagliando i risultati ottenuti da altri. Non è solo lo spirito del passato, che vi spiega lo sviluppo dello spirito storico. Ci era ancora la stessa tendenza reazionaria contro il secolo XVIII.

Ma spieghiamoci. Le parole «rivoluzione» e «reazione» non devono prendersi in senso assoluto, indicando «reazione» quanto c’è di male, «rivoluzione» quanto c’è di santo. Vi sono reazioni più potenti macchine rivoluzionarie, che le stesse rivoluzioni.