Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/76

58 capitolo iv.

veniva annoverato nella rappresentanza borghese. In complesso, le nomine dei consiglieri e dei conservatori dei due ceti rappresentavano ciò che di meglio vantasse la parte guelfa, in fatto di capacità e probità. L’esclusione del duca di Sermoneta fu oggetto di vari commenti, ma si disse che, avendo egli ripreso il comando dei vigili, che dipendevano dal municipio, non fosse opportuno nominarlo consigliere. E ciò parve un pretesto, perchè egli non riscuoteva stipendio, e lasciò poi l’ufficio a suo figlio Onorato.

Per bene intendere l’ordinamento d’allora sarà bene spiegare coi nomi di oggi, che senatore era il sindaco; conservatori, gli assessori; e i consiglieri rappresentavano, come oggi, il potere deliberativo. Ma quale enorme e quasi inverosimile differenza di cose e di poteri da allora ad oggi! Le attribuzioni del senato di Roma erano limitate alle ordinanze per l’igiene e ai bisogni elementari della vita cittadina, nè contava di più di quanto contasse l’imperio suo sulla città durante la sede vacante. Esso rappresentava la tradizione dell’Urbs laicale, ma puramente rettorica. Mancava ogni potere, perchè mancava ogni contenuto di vita autonoma. Che valevano, infatti, il fasto e il decoro della storica sala dei Conservatori, i musei, i grandi ricordi dell’arx e delle sottoposte rovine, la statua di Marco Aurelio, e gli spettacolosi roboni e carrozzoni, che facevano la loro comparsa nelle maggiori solennità; che valeva un’imponenza, che nessuna magistratura municipale ebbe mai, neppure l’inglese, quando mancava ogni organismo e manifestazione di vera vita municipale? Non stato civile, di cui facevano le veci i libri parrocchiali e le cosidette «tavole dell’alma città» pubblicate dalla reverenda Camera apostolica; non statistiche, non anagrafe, e neppure verbali delle rare. tornate del consiglio, che si tenevano il mattino dalle 10 alle 12, sempre in segreto, nè agenti per l’esecuzione degli ordini, affidata ai gendarmi. Alla stessa istruzione elementare provvedevano in parte alcuni ordini religiosi; e qualche opera pubblica, anche di mediocre importanza, era compiuta dal governo. E nelle lapidi di opere esclusivamente eseguite dal municipio, figurava in primo luogo, e a lettere cubitali, il nome del Papa, col sacramentale ablativo di tempo: Pio IX pontifice maximo. I nomi del senatore e dei conservatori si leggevano in fondo, a caratteri appena visibili,