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356 capitolo xviii. - alla vigilia della guerra, ecc.

Si aucun fauteur de désordres ne vienne aujourd’hui se glisser dans vos rangs; ôtez tout prétexte à la malveillance, afin que les mesures répressives que nous pourrions être appelés à prendre, ne puissent pas tomber sur les amis des français. Croyez, romains, que le silence nous est pénible et que privés du bonheur de combattre à côté des nos frères d’armes, il nous eût été très-doux de pouvoir au moins les acclamer. Mais s’ils tiennent bien haut en ce moment le drapeau de la France, nous tenons ici celui de l’ordre, et nous saurons le faire respecter. C’est aussi un noble drapeau!

Rome, 7 juin 1859.

Le gén. de div. aide-de-camp de S. M. l'empereur des français
Comte de Goyon.



Il De Goyon ubbidiva verosimilmente alle istruzioni ricevute, le quali dovevano dissipare nei romani ogni speranza, che a nessun patto, e qualunque fosse il corso degli avvenimenti, il governo francese avrebbe abbandonato il Papa nelle mani dei suoi nemici. Era questo il punto fermo della politica di Napoleone III.

Le prime notizie della guerra, prima dell’insurrezione nelle provincie, non impedirono che il Papa si desse allo svago d’una lieta giornata a Castel Porziano, invitato dal Grazioli, e la sera stessa del 27 intervenisse, come al solito, ad un ricevimento, in casa Doria, il marchese Bargagli. Questi veramente non mutò sistema di vita fino al 1868, nel qual anno morì. Egli seguitò a rappresentare il Granduca presso il Papa, e vi stette a sue spese, perchè, oltre all’alloggio, non prendeva altro. Conservò l’equipaggio col cacciatore moro; e poichè aveva per segretario un nipote, chiamato Celso, il duca di Sermoneta lo chiamava Moro Celso, o Celso Moro Bargagli. Dopo la sua morte, il generale Menabrea, ministro degli esteri, mandò a Roma il conte Fè d’Ostiani per impossessarsi dell’archivio della legazione toscana. Il conte Fè mi disse, pochi mesi prima di morire, che ebbe ogni sorta di agevolezze nel compimento della sua missione; che fu ricevuto dal Papa, e più volte dal cardinale Antonelli, e che restò in Roma alcuni mesi, sino alla vigilia della decapitazione del Monti e del Tognetti, dei quali, da parte del governo italiano, chiese fosse risparmiata la vita. Partì in segno di protesta.