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262 | capitolo xiv. |
logna con lo stesso Pasolini e col Minghetti, dimostrò chiaramente la ripugnanza di lui ad ogni civile miglioramento, e la sua caratteristica avversione al Piemonte. Ed a maggior conferma de’ suoi propositi, giova qui riferire le testuali parole, con cui die’ commiato al Pasolini: cambiamenti sostanziali io non ne voglio, disse, ci vorrebbe un’armata. Chi è stato scottato dall’acqua calda teme la fredda. Poi quei giornali, che si stampano în Piemonte, e che io leggo, tolgono perfino il piacere di far grazie e riforme. Ma queste fiere manifestazioni del Pontefice furono ben lungi dallo scorare il Pasolini e il Minghetti, i quali invece ne trassero ardire, per ritentare con maggior lena la prova, come si vedrà.
Lasciata Imola, dove, fra le altre onorificenze, conferì la commenda dell’ordine Piano al vecchio gonfaloniere conte Giovanni Codronchi-Argeli, l’amico di Leopardi e di Giordani, uno dei personaggi più eminenti di Romagna, e zio del presente senatore Codronchi, che l’ha commemorato in un interessante articolo1, il 9 giugno Pio IX fece il solenne ingresso a Bologna, da porta Maggiore. Il senatore, marchese Luigi da Via, gli consegnò le chiavi della città. Bologna era considerata la seconda capitale dello Stato, e perciò le accoglienze dovevano superare in ufficialità tutte le altre. Fuori porta Maggiore, lungo la strada, quasi sino alla borgata degli Alemanni, erano stati rizzati dei palchi per assistere al corteo, ed ai quali si accedeva con speciali biglietti d’invito, color amaranto, con la scritta: per l’arrivo di N. S. Pio IX, incontro solenne. Ogni biglietto portava il numero del palco e lo stemma del comune: il leone rampante e il motto Libertas. Il Papa entrò nella città fra i cardinali Corsi e Vannicelli. Lungo il percorso erano schierate le truppe austriache, ed in piazza San Petronio le pontificie. Le accoglienze non furono clamorose, ma intonate a cordiale ospitalità. Smontò al palazzo del delegato, dov’è oggi la prefettura, e ricevette subito il conte di Bissinghen, luogotenente delle provincie venete, e il conte Giulay, comandante supremo delle forze austriache in Italia, insieme ad altri comandanti e generali, e numeroso stato mag-
- ↑ G. Codronchi-Argeli, Un gonfaloniere romagnolo nel secolo XIX. Dalla Nuova Antologia, 16 ottobre 1905.