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216 capitolo xii.

sontuosi. Fra quelli, che seguirono il feretro, fu notato Cesare Cantù, che trovavasi a Roma per il Concilio Ecumenico. Fu sepolto in Santa Maria degli Angeli, e sul sarcofago si legge un’accademica iscrizione di Salvatore Betti. Fra gli scultori italiani, il Tenerani fu il solo che lasciasse veramente una fortuna; perchè, in fatto di cumular quattrini, gli scultori stranieri erano più abili degli italiani. Lo Story, americano, abitava da gran signore un appartamento al palazzo Barberini; e il Gibson, inglese, morto nel 1866 e allievo del Canova, lasciò una sostanza cospicua, valutata a due milioni. Era un purista, ma senza originalità: la sua creazione più notevole fu il Faeton; venne a Roma povero, e visse con la maggiore parsimonia, poichè era di un’avarizia estrema, comune fra gli scultori, per quanto rara nei pittori. Assiduo frequentatore del caffè Greco, vi si trovava tutte le mattine, col Galli, con l’Amici, con l’Anderson, e altri artisti; fu sepolto nel cimitero dei protestanti, a pie’ della piramide di Caio Cestio.

Un’artista di felice ispirazione era la contessa di Castiglione, Adele d’Affry, la quale, rimasta vedova di Carlo Colonna, si die’ all’arte, e aprì studio in via Flaminia, nella villa Martinori, e assunse il pseudonimo di Marcello. La D’Affry, nativa di Friburgo, era di statura giunonica, molto bionda e piacente, come sì è detto, aveva spirito e cultura; parlava di storia con Gregorovius, di musica con Liszt, di scultura con Tenerani; era piena di seduzioni, ma aveva il difetto di arrivare mezz’ora più tardi agl’inviti a pranzo, e non se ne corresse mai. Una sera dal conte di Sartiges arrivò a pranzo finito. Pareva che le mancasse il criterio del tempo. Nel 1863 espose a Parigi un busto in marmo di Bianca Cappello, che fu lodato e premiato; nel 1865 una Gorgona, e n’ebbe elogi; e per la scala dell’Opéra eseguì un lavoro colossale: una Pitonessa in forme seducenti, che anche oggi vi si ammira. Morì non è molto, assai innanzi negli anni.

Artisti erano i fratelli Caetani, Michelangelo, duca di Sermoneta, ed Enrico. Questi dipingeva assai bene ad acquerello, e il duca era stato geniale scultore in legno, avanti di perdere la vista, e, come ho detto, fu discepolo del Tenerani.