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214 | capitolo xii. |
sepolto in Campo Verano, presso la tomba della famiglia Lovatelli.
Cesare Fracassini, nato ad Orvieto, morì quasi della stessa età; in seguito a perniciosa, che lo colse, mentre compiva gli ultimi freschi in San Lorenzo fuori le mura. Egli, il Mariani e il Grandi erano stati incaricati di quelle pitture, e le sue furono terminate dal Mei, suo discepolo. Era di piccola statura, e discorreva con difficoltà. Discepolo del Minardi, disegnava perfettamente; amico intimo del Celentano, apprese da lui il segreto dei colori e del sentimento. Avevano studio insieme, in quello stesso numero 33 di via Margutta. I suoi quadri sono grandiosi per ampiezza e felicità di disegno. Il Cristoforo Colombo fu acquistato dal Morgan, e i Martiri Gorgoniensi sono al Vaticano, quadro potente, innanzi al quale si rimane colpiti da terrore e da pietà. Riprodusse, in alcuni di quei personaggi, individui di sua conoscenza. Il giovinetto, che regge la scala, è il ritratto di Giulio Tadolini, suo scolaro; il vecchio sacerdote, che prega, è un veterano di Napoleone I, che aveva perduto un occhio a Marengo; e chi tira la corda è il modello «Arlecchino», notissimo nella famiglia artistica di allora. Quel quadro segnò il punto culminante della gloria del Fracassini. I teloni dell’Apollo, dell’ Argentina, e del teatro di Orvieto, segnano le tappe della sua carriera gloriosa. Giulio Tadolini ne levò la maschera, che si conserva a San Luca...
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La scultura ebbe un avviamento più industriale che artistico, prevalendo le riproduzioni di soggetti biblici, mitologici, pompeiani o romantici. Adamo Tadolini, il discepolo prediletto di Canova, era vecchio; e dopo il monumento equestre a Bolivar nella città di Lima, e il David di piazza di Spagna, una delle quattro statue del monumento della Concezione, non fece altro di paragonabile al San Paolo di fuori della basilica Vaticana, e al San Francesco di Sales, che vi sta dentro, da lui eseguito per commissione di Carlo Alberto. Morì nel 1868, un anno prima del Tenerani, di cui fu rivale non inglorioso. In un interessante libro, pubblicato qualche anno fa, da Giulio Tadolini,