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le strade ferrate 181

chiamando a farne parte i prelati Roberti, Marini, Antonelli e Grassellini, poi tutti cardinali, nonchè don Michelangelo Caetani, e il duca Mario Massimo. Quella commissione, compiuti gli studi preliminari, fe’ ad essi seguire una notificazione pontificia del 7 novembre 1846 per la costruzione di una intera rete, da Roma a Ceprano, da Roma a Porto d’Anzio, da Roma a Civitavecchia, e da Roma a Foligno, Ancona e Bologna. Concessionaria dei lavori fu una società, con a capo il principe Clemente Altieri, il principe Conti e Angelo Ferlini; ma ad essa non fu possibile trovare i capitali, nonostante che l’Altieri sostenesse molti sacrifizi, e intaccasse notevolmente il proprio patrimonio.

Nel 1846, nel vicino regno di Napoli erano in esercizio i tronchi da Napoli a Capua, da Cancello a Nola, e da Napoli a Portici. Quest’ultima ferrovia, aperta nel 1839, fu la prima che solcasse l’Italia, e seguirono ad essa la Milano-Monza aperta nel 1840, ed a pochi anni di distanza la Padova-Venezia, la Livorno-Pisa, la Vicenza-Padova e la Treviglio-Milano, sulla grande linea Milano-Venezia. In Toscana erano già state deliberate altre concessioni, e nel 1845 fu aperta la Pisa-Pontedera, e due anni dopo la Pontedera-Empoli, e nel 1848 tutta la linea Firenze-Pisa-Livorno. Lo Stato del Papa e il Piemonte furono gli ultimi paesi d’Italia, in cui penetrò il fischio della vaporiera. Non prima del 1848 venne aperto il primo tratto Torino-Moncalieri, cui seguì il prolungamento sino ad Asti, che si spinse, non prima del 1850, ad Alessandria e a Novi. Ma mentre nel Piemonte, nel Lombardo-Veneto e in Toscana, le nuove costruzioni seguirono rapidamente, nello Stato del Papa la prima e brevissima linea, fra Roma e Frascati, non venne inaugurata prima del luglio 1856, e di essa fu concessionaria una società anonima inglese, della quale era gran parte l’ingegnere Jork, divenuto più tardi suocero di Paolo Ruspoli, fratello di Emanuele. Pio IX non divideva il sacro orrore di Gregorio per le strade ferrate, e solo gli avvenimenti del 1848 e 1849 impedirono che le sue buone intenzioni si traducessero in atto.

Le ferrovie pontificie non nacquero sotto buona stella. L’impresa concessionaria della Roma-Frascati si lasciò talmente illudere dalla larghezza dei proventi, che non domandò alcun