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150 | capitolo ix. |
in cui tutto era facile; alcune ebbero anche postumi strascichi di scandali clamorosi, e di piati giudiziari, da cui la sua fama non uscì incolume. Invitava le signore a visitare la ricca sua flora, nella quale avevano fama le collezioni delle rose e delle camelie, nel bel giardino acquistato, nel 1857, dopo la morte della duchessa di Sassonia, Carolina Ludovica di Borbone, moglie a Francesco de Rossi, figlio di Gherardo, avo materno di don Michelangelo Caetani. Quel villino, così fresco e profumato in estate, fu travolto dalla ricostruzione, certo non bella, della presente via del Quirinale. Alle signore l’Antonelli faceva elegantemente gli onori di casa, e dopo aver loro offerti grandi mazzi di rose, le conduceva a visitare la sua collezione di pietre rare, e l’altra di anelli preziosi, tra i quali ve n’era uno appartenuto a Napoleone I, e regalato al cardinale da Napoleone III. Era a proposito di queste visite, che si facevano le più curiose congetture circa i rapporti del segretario di Stato con quelle dame. Nei grandi ricevimenti, benchè fosse insignito di ventotto cordoni, non escluso quello dei Santi Maurizio e Lazzaro, conferitogli da Carlo Alberto, interveniva solitamente senza decorazioni, e solo si attaccava talvolta la piccola croce di Malta, come protettore dell’Ordine. Usciva a passeggio quasi sempre solo, e di questa sua abitudine fu conseguenza l’aggressione, cui fu fatto segno, per le scale del Vaticano, dal cappellaio De Felici. Del suo aggressore si diceva che aiutasse la vedova; ma, data la scarsa tenerezza del suo animo, non sembra verosimile.
I suoi intimi erano il suo maggiordomo Ludovico Fausti e il fido cameriere Liberato Aureli, accusato più tardi, nientemeno, come violatore di sepolcri, per essere stato sorpreso mentre strappava i denti da un teschio, del quale non seppe indicare la provenienza. Più tardi il cardinale gli fece ottenere il restaurant della stazione. L’Aureli aveva in consegna le collezioni, e del Fausti si narreranno gli eventi e le disgrazie. Un bel ritratto del cardinale si ammira nella camera dell’Immacolata Concezione al Vaticano, vicino alle stanze di Raffaello, ritratto eseguito dal Podesti, mentre l’affresco di Sant’Agnese lo somiglia poco.