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CAPITOLO VI.

L’aristocrazia.



Sommario: L’aristocrazia dopo la restaurazione. — Sacrifici imposti dai nuovi aggravi. — Patrimoni condannati all’immobilità. — Amministrazioni patriarcali. — I congressi. — I patrimoni dei principi fuori lo Stato. — I cadetti. — Orgoglio e pregiudizi. — Il duca di Sermoneta. — Il suo salone, i suoi studi danteschi e i suoi epigrammi. — Un pranzo in osteria. — Casa Borghese e casa Doria. — Villeggiature dei Doria a San Martino. — Beffe inverosimili. — Minaccia di duello. — Influenza delle principesse straniere nei costumi dell’aristocrazia. — Il principe Boncompagni e don Augusto Ruspoli. — Influenza dei confessori. — I principi romani aborrenti dalla politica. — Curiose contraddizioni. — Nobiltà antiche e recenti. — Diplomatici e cardinali sono i maggiori elementi decorativi dei saloni. — Le signore; loro carattere e cultura. — Particolari degni di nota. — I nobili rifuggivano dalle cospirazioni. — Loro disprezzo per la borghesia.



L’aristocrazia, travagliata per tre anni da convulsioni e paure, ed errante quasi tutta dopo l’assassinio del Rossi e la fuga del Papa, aveva riprese le vecchie abitudini. Dei principi, che avevano partecipato ai governi del 1847 e 1848, nessuno ebbe molestia. Furono ministri quasi effimeri, com’è noto, il duca di Sermoneta, il principe Doria, il principe Aldobrandini, e quel duca Mario Massimo, la cui condotta, nel giorno dell’uccisione del Rossi, fu oggetto di gravi censure. Egli, dopo il breve ministero, tornò ai vari impieghi nell’amministrazione dello Stato, sì perchè era tenuto in conto di uomo di talento, sì perchè egli stesso si attribuiva la parte di moderatore, quasi tramite, fra l’aristocrazia, la ricca borghesia, che liberaleggiava, e la maggior gerarchia ecclesiastica. Parve che per il patriziato fosse cancellata la storia, dall’amnistia di Pio IX alla fine della repubblica. Furono ripresi, come si è veduto, i pranzi e i balli, le cacce e i teatri. Ogni casa principesca cercava di conciliare la necessità dell’economia, richiesta dalle nuove imposte e dallo scompiglio di due anni di governo rivoluzionario, con le necessità e quasi le ti-