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il capitano ugo foscolo. | 151 |
rabile se non a chi tenga come verità ammessa e riconosciuta che dire poeta, spaccone e poltrone, sia come dire bianco, rosso e verde. E questo un professore non lo deve credere. Al contrario, stando alla sentenza del Leopardi, secondo la quale non può immaginare e scrivere cose veramente nobili e grandi se non chi, avendone il modo, le farebbe; un maestro deve sempre mostrare di meravigliarsi che tutti i poeti, e massime i più bellicosi, non siano andati a fare il soldato quando se ne presentò l’occasione.
Quindi, parlando del Foscolo ai giovani militari, si dovrebbe dir loro, non già: — Vedete, esempio stupendo! Foscolo scrisse versi immortali e si battè da valoroso; — ma bensì: — Vedete, virtù rara! Foscolo il letterato, Foscolo il poeta, Foscolo colla testa piena di Omero, di Virgilio e di Dante, Foscolo fece il suo servizio d’ufficiale con una sollecitudine da contentare il colonnello più brontolone dell’esercito imperiale; Foscolo tenne la contabilità di tre depositi con una diligenza da disgradarne l’ufficiale d’amministrazione più consumato; Foscolo s’occupò delle camicie, delle scarpe, dei cappotti, della zuppa dei suoi soldati con una cura costante, affettuosa, paterna; ed amò infatti i suoi soldati come figliuoli, e ne fu amato come padre.
Qui sta il mirabile, qui la virtù caratteristica di Foscolo soldato, che gli altri poeti non ebbero, o che degli altri, almeno, non possiamo citare. Combattere da valoroso, certo, è qualcosa; ma far bene il servizio di quartiere e tenere in regola i registri, per un poeta, è molto di più; chè, in fin dei conti, nel combattere c’è poesia, o s’è assuefatti a vedercene, mentre in quelle altre faccende, chi ce la vuole, bisogna che ce la metta tutta di suo. E il Foscolo ce la mise, e per questo, ripeto, più che per altro, fu singolare e mirabile; e per questo vuol essere ricordato e lodato.
Bello è vedere il Foscolo, giovanissimo, ma pure colla profonda certezza di esser nato alla gloria e di