a Larenzia mammosa, non s’accorse 22che in un pesava il peso dell’impero.
Il peso dell’impero e del delitto
necessario facea grave il fratello 25di Remo, sacro all’augurale volo.
Ei diede al mondo l’Urbe e al cuore invitto
del Guerriero insegnò come sia bello 28con un sogno di gloria restar solo.
III.
L
A gloria fu. L’ultime vite insigni
si spengono sul suol di Dante a un tratto
come le faci in un festin protratto 32quando il cielo arde di baglior sanguigni.
Vanno lungi da noi l’Aquile e i Cigni:
quei ch’ebber pronta la virtù dell’atto
e quei ch’ebber nel cuore il sogno intatto; 36né si vede che il seme lor ralligni.
Alziamo gli Inni fùnebri, sul gregge
ignaro, alla Potenza che ci lascia, 39alla Bellezza che da noi s’esilia.
Implacabile è il Canto, e la sua legge.
E però leva su, vinci l’ambascia, 42Anima mia. Questa è la tua vigilia.