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732 | p u r g a t o r i o x x x . | [v. 1-21] |
trombe, Surgeran presti; cioè risusciteranno presti, ogni un di sua caverna; cioè del suo sepulcro: caverna è luogo cavo, e però la fossa, lo sepulcro e l’avello si può chiamare caverna e così la tomba, La rivestita carne alleviando; cioè alleggerendo li corpi loro: imperò che risusciteranno co le dote de la sottilliessa, de l’agilità, de la impassibilità e de la chiaressa, Cotali; questo rappresenta lo Qual, che è ito inanti, in su la divina basterna; cioè in sul divino carro, che detto è di sopra, Si levar cento Ministri e messaggier di vita eterna; cioè angiuli; e pone lo numero finito per lo infinito, quasi dica: Molti, ad vocem tanti senis; cioè a la voce di sì grande vecchio, quanto fu quello che disse di sopra: Veni sponsa de Libano; e levaronsi a cantare le lodi di Cristo; e però dice che tutti diceano quello che si contiene ne l’Evangelio di s. Matteo, cioè, Benedictus, qui venis in nomine Domini: Osanna filio David. La quale cosa fu detta a Cristo da’ Iudei, quando intrò in Ierusalemme in sull’asina; e però dice: Tutti dicean; cioè questi ministri e messaggeri di vita eterna, che figurano quelli che ’l dissono in Ierusalem, quando Cristo v’andò che si rappresenta la domenica d’ulivo, Fiori gittando di sopra e d’intorno; cioè di sopra al Griffone et in torno gittando fiori, come gittonno li Iudei a Cristo li rami dell’ulivo e le palme per terra e li loro vestimenti sotto li piedi de li animali et anco portavano in mano li rami e le palme; e questo anco dè fare lo purgato dei peccati, che dè andare incontra a Cristo co la vittoria che à avuto che àe vinto lo peccato, lo dimonio, la carne e lo mondo e lui ringraziarne. Manibus o date lilia plenis; questa è autorità di Virgilio nel sesto delle Eneide, u’ è per congratulare ad Augosto. Finge che Anchise a Marcello nipote di Augusto, fatto filliuolo adottivo suo, narrando come dovea morire ne la puerizia, disse l’autorità preditta; cioè: Datemi li gilli con piene le mani; et assegna la cagione perchè dicendo: bustum animamque nepotis Spargam, che significa: Io ne spargerò sopra lo sepulcro e sopra l’anima del descendente da me. Li antichi spargevano li sepulcri di fiori, perchè tenevano che l’anima accompagnasse certo tempo lo corpo, e però condivano li corpi con aromati e con cose odorifere, acciò che l’anima non sdegnasse lo suo corpo fetente, e però vi gittavano ancora li fiori. E moralmente faceano questo, per dare ad intendere che la bellessa del corpo era mutevile come quella del fiore, che la mattina è bello e la sera è guasto; ma in questa parte allegoricamente lo nostro autore intese per li fiori, che gittavano di sopra e d’intorno, le lode che cantavano e l’orazioni che diceano quelli angiuli con purità di mente e soavità di canto ad onore di Cristo; le quali cose àe in sè lo fiore; cioè bellessa di colore e suavità d’odore.
C. XXX — v. 22-36. In questi cinque ternari lo nostro autore