46Questi non ànno speranza di morte:
47E la lor cieca vita è tanto bassa,
48Che invidiosi son d’ogn’altra sorte.
49Fama di loro il mondo esser non lassa:
50Misericordia e Giustizia li sdegna.
51Non ragionar di lor; ma guarda e passa.1
52Et io, che riguardai, vidi una insegna,
53Che girando correva tanto ratta,
54Che d’ogni posa mi pareva indegna:
55E dietro lei venia sì lunga tratta2
56Di gente, ch’io non averei creduto,
57Che morte tanta n’avesse disfatta.
58Poscia ch’io n’ebbi alcun riconosciuto,
59Vidi, e conobbi l’ombra di colui,
60Che fece per viltà il gran rifiuto.
61Incontanente intesi e certo fui,
62Che questa era la setta de’ cattivi
63A Dio spiacente, et a’ nimici sui.
64Questi sciaurati, che mai non fur vivi,
65Erano ignudi, e stimolati molto
66Da mosconi e da vespe, ch’erano ivi.
67Elle rigavan lor di sangue il volto,
68Che mischiato di lagrime, a’ lor piedi
69Da fastidiosi vermi era ricolto.
70E poi ch’a riguardar oltre mi diedi,
71Vidi gente alla riva d’un gran fiume:
Perch’io dissi: Maestro, or mi concedi,
73Ch’io sappia quali sono, e qual costume
74Le fa di trapassar parer sì pronte,
75Com’io discerno per lo fioco lume.
- ↑ v. 51. Non ragionian.
- ↑ v. 55. C. M. li venia.