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c a n t o    iii. 79

46Questi non ànno speranza di morte:
     E la lor cieca vita è tanto bassa,
     Che invidiosi son d’ogn’altra sorte.
49Fama di loro il mondo esser non lassa:
     Misericordia e Giustizia li sdegna.
     Non ragionar di lor; ma guarda e passa.1
52Et io, che riguardai, vidi una insegna,
     Che girando correva tanto ratta,
     Che d’ogni posa mi pareva indegna:
55E dietro lei venia sì lunga tratta2
     Di gente, ch’io non averei creduto,
     Che morte tanta n’avesse disfatta.
58Poscia ch’io n’ebbi alcun riconosciuto,
     Vidi, e conobbi l’ombra di colui,
     Che fece per viltà il gran rifiuto.
61Incontanente intesi e certo fui,
     Che questa era la setta de’ cattivi
     A Dio spiacente, et a’ nimici sui.
64Questi sciaurati, che mai non fur vivi,
     Erano ignudi, e stimolati molto
     Da mosconi e da vespe, ch’erano ivi.
67Elle rigavan lor di sangue il volto,
     Che mischiato di lagrime, a’ lor piedi
     Da fastidiosi vermi era ricolto.
70E poi ch’a riguardar oltre mi diedi,
     Vidi gente alla riva d’un gran fiume:
     Perch’io dissi: Maestro, or mi concedi,
     73Ch’io sappia quali sono, e qual costume
     Le fa di trapassar parer sì pronte,
     Com’io discerno per lo fioco lume.

  1. v. 51. Non ragionian.
  2. v. 55. C. M. li venia.