Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
36 | ciceruacchio e don pirlone |
E io ho parlato di grandi maggioranze; perchè poi in ogni regione e in ogni città vi erano le piccole minoranze, le quali poi si trovavano d’accordo con grandi maggioranze di altre regioni.
Quindi, mentre tutto il grande partito nazionale italiano era concorde, come dissi, nel volere un rinnovamento del presente dolorosissimo stato di cose, quanta e quale diversità di propositi e di metodi per raggiungere quell’altissimo fine!
In tutte le provincie, abbastanza numerosi, sebbene dove più e dove meno, i federalisti, che sognavano una lega o confederazione dei vari Stati italiani; ma anche essi divisi, perchè molti, seguaci del Gioberti, del Tommaseo e di altri neo-guelfi, vagheggiavano a presidente di quella confederazione il Papa se la fortuna volesse finalmente che fosse eletto un Papa italiano e liberale! -; altri ne desideravano capo, col Durando e col D'Azeglio, il Re subalpino; altri, pochi, col Balbo volevano che il Papa fosse il Fabio Massimo di questa Italia fantastica e Carlo Alberto il Claudio Marcello contro l’Annibale austriaco; altri, infine, volevano la lega federale, ma, seguendo il Cattaneo, il Ferrari e l’Anelli, la volevano repubblicana; e questi erano i meno.
Numerosissimo, in tutta Italia, dove con maggiore, dove con minor numero di proseliti, il partito unitario, avverso, quindi, per necessità, al potere temporale dei papi: il quale poi suddividevasi nel monarchico, che affissava i suoi sguardi e le sue speranze in Carlo Alberto, ed era numerosissimo in Lombardia e nei Ducati, e nel repubblicano, che seguiva, come profeta e come apostolo, il Mazzini, ed era composto di tutti i superstiti del carbonarismo e delle sètte affini e derivate, e delle molte decine di migliaia di giovani ascritti alla Giovine Italia, Questo. partito, numerosissimo nella Liguria, nelle Romagne, nelle Marche, nell’Umbria, aveva abbastanza largo seguito nelle provincic meridionali e nelle venete, e proseliti sparpagliati un po’ da per tutto. L’idea, quindi, del nazionale riscatto, diffusa e radicata, ormai, nell’animo della grande maggiorità degl’italiani intelligenti, pensanti e conscienti, splendeva in lontananza, laggiù, all’estremo limite dell’orizzonte, quasi nascosta fra rosee nebbie, e che ciascuno perciò poteva vedere e vedeva, più o meno lim-