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capitolo sesto 351

Così avvenne adunque che il generale Durando mandasse fuori, il 5 aprile, quell’ordine del giorno nel quale a’ suoi soldati, frementi d’impazienza e alle popolazioni romagnole e venete mormoranti della inazione dell’esercito, rammentato Alessandro III, che benediceva i giuramenti di Pontida, ricordava ai soldati che anche essi erano stati benedetti da un gran Pontefice, il quale «santo, giusto, mansueto sopra tutti gli uomini» aveva pur conosciuto che «contro chi calpesta ogni diritto, ogni legge divina e umana, la ragione estrema era la sola giusta, la sola possibile». Indi il prode e leale soldato cercava di giustificare, agli occhi de’ suoi militi e delle popolazioni, la sua inazione, affermando che il «cuore celeste di Pio IX non poteva non venire contristato dai pensieri dei mali che seco conduce la guerra», e dalla preoccupazione che tutti i combattenti erano suoi figli; aver quindi egli indugiato per dar tempo al ravvedimento. E, detto qui come i massacri di Milano del 3 gennaio non fossero un fatto isolato, dovuto alla sfrenatezza delle soldatesche, come aveva potuto sperare il Pontefice e, ricordate, con fosche tìnte, tutte le nequizie austriache, il generale Durando concludeva: «Il santo Pontefice ha benedetto le vostre spade, che unite a quelle di Carlo Alberto debbono concordi muovere allo esterminio dei nemici di Dio.... una tal guerra della civiltà contro la barbarie, è guerra non solo nazionale, ma altamente cristiana. Soldati è convenevole dunque, ed ho stabilito che ad essa tutti moviamo fregiati della croce di Cristo. Quanti appartengono al corpo di operazione la porteranno sul cuore, della forma di quella che vedranno sul mio. Con essai ed in essa saremo vincitori, come furono i nostri padri. Sia nostro grido di guerra: Iddio lo vuole».

Quelle generose parole, che rianimarono i soldati e le popolazioni, erano anche belle parole, rispondenti, pel concetto, ai sentimenti che, necessariamente o logicamente, dovevano animaro ogni petto italiano in quei solenni e decisivi momenti 1. E quelle parole erano, anche per la forma, pienamente rispondenti alle fantasie dei nuovi guelfi - ed erano, a quei giorni.

  1. Anche il cardinal Ciacchi per quel proclama andava in solluchero. (Vedi documento n. 48).