Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
338 | ciceruacchio e don pirlone |
nè il Rusconi, nè il Torre testimoni oculari, e neppure il Grandoni e neppure lo Spada, oculari testimoni anch’essi, cosi mi piace addurre qui documenti nuovi i quali proveranno come la guardia civica dovesse proteggere i gesuiti contro le persistenti dimostrazioni popolari1 e come, nel momento dell’uscita dei gesuiti dai loro monasteri di sant’Ignazio e del Gesù, il popolo, che era spettatore, fosse provocato da alcuni preti, i quali insultarono la guardia civica, i liberali e fino anche Pio IX e come uno di essi, armato di un paletto di ferro, bene affilato e tagliente, fosse arrestato. Il prete belligero si chiamava don Luigi Rocchetti di Venezia e colui che lo disarmò - onde rimase ferito in una mano fu il caporale Bertucci del 9° battaglione civico2. Del quale avvenimento, narrato dal Grandoni in tutti i suoi particolari3 e di cui io oggi produco le irrefiutabili prove, si guardarono bene dal fare la più lieve menzione gli storici-favolisti, inventori di fatti mai accaduti; e neppure lo Spada, così diligente raccoglitore e narratore cosi minuzioso anche di inconcludenti pettegolezzi, non ne fa il menomo cenno.
Il giorno 2 aprile giunsero a Roma da Civitavecchia due cannoni di bronzo, fabbricati nella regia fonderia di Torino col danaro ricavato dalle offerte spontaneamente raccolte fra i cittadini genovesi. Quei cannoni, a cui prima erano stati imposti i nomi di Balilla e di Colombo, che vennero poi cambiati in quelli di San Pietro e Pio IX, erano inviati in dono alla civica romana4. I due cannoni furono accolti con grandi festeggiamenti e con grandi plausi alla Commissione dei cittadini genovesi e civitavecchiesi, che li aveva scortati fino a Roma.
- ↑ Vedi i documenti 10, 11 e 12.
- ↑ Vedi i due documenti che io produco sotto i numeri 13 e 14.
- ↑ B. Grandoni, op. cit., pag. 165. Cf. Pallade del 2 aprile, n. 207.
- ↑ Vedi, fra i documenti, ai numeri 15 e 16, le due lettere del console generale coadiutore pontificio a Genova, F. Scorza, tratte dalle buste della Miscellanea politica degli anni 1848 e i849, esistenti nel R. archivio di Stato di Roma. Nelle buste 22 e 23 le lettere dallo Scorza indirizzate al Cardinale camerlengo sono assai frequenti: egli informa minutamente dei fatti politici, manifestazioni popolari, pubblicazioni, ecc. Nelle due lettere che io pubblico lo Scorza dà molti particolari sui due cannoni.
vinare, perchè - lo ripeto - io non ne ho trovato traccia alcuna nè fra gli storici che furono testimoni oculari di quegli avvenimenti, nè nei giornali di quel tempo. Fu, forse, quella una voce messa in giro da qualche gesuitante, a quei giorni, e pervenuta così all’orecchio dello statista bolognese.