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capitolo quinto | 299 |
Cardinale Giuseppe Bofondi, segretario di Stato per gli affari eteri e presidente del Consiglio;
Monsignore Francesco Pentini, ministro dell’interno;
Cardinale Mezzofanti, ministro dell’istruzione pubblica;
Monsignor Roberti, ministro di grazia e giustizia;
Monsignor Morichini, ministro delle finanze;
Duca Caetani di Teano, ministro di polizia;
Avvocato Francesco Sturbinetti, ministro dei lavori pubblici;
Conte Giuseppe Pasolini, ministro di agricoltura e commercio;
Principe Pompeo Gabrielli, ministro delle armi.
Così nel Ministero entravano quattro laici, ciò che faceva legittimamente sperare ai liberali che, ben presto, al Governo siederebbero i laici soltanto; ma questo fatto doveva più che mai aizzare le ire dei clericali e specialmente dei cardinali e dei prelati, i quali si vedevano, cosi da vicino, minacciati nei loro privilegi, e che, perciò, nulla lascerebbero di intentato per rovesciare tutti quei nuovi liberi ordinamenti.
Cosi la contraddizione, che cominciava a manifestarsi al principio dell’anno, rimaneva nuovamente avvolta fra le rosee nuvolette che l’allocuzione del 10 febbraio e le concessioni liberali, onde essa era stata seguita, le avevano nuovamente sollevate attorno; e cosi il rinnovato e rinfocolato entusiasmo popolare manteneva vivo e immanente l’equivoco, che, dalla contraddizione scaturiva, e che tutta coinvolgeva e dominava quella situazione.
E che l’entusiasmo fosse reale e non fittizio, e che fosse meramente popolare lo provano ad evidenza quei quattro pelotoni di ecclesiastici che salivano, insieme al popolo, sulla vetta lei Quirinale la sera dell’11 febbraio, portatori del vessillo pontificio, ma anche portatori di due bandiere nazionali dai tre colori.
Il giorno 14 il Papa nominò una Commissione composta dei cardinali Altieri, Antonelli, Bofondi, Castracane, Orioli, Ostini e Vizzardelli, e dei monsignori Barnabò, Corboli-Bussi e Mertel per involgere e meglio coordinare le istituzioni già date, e proporre quei sistemi governativi che fossero compatibili con la autorità del Pontefice e con i bisogni dei tempi; il che, in lingua volgare, significava che quella Commissione era nominata per