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il cantare di ser thopas. 311


Pel bosco germogliavano, dovunque, erbe e piante d’ogni specie: la liquirizia, la valeriana, il garofano, la noce moscada che si mette nella birra quando è nuova o un po’ stantia, e si conserva anche nel cassettone5.

Dovunque era un allegro cinguettare di uccelli: qua lo sparviero e il pappagallo, cantava la sua canzone il tordo; ed il colombo mandava di sulla frasca un canto limpido e sonoro.

I primi accenti del tordo destarono nell’animo di Ser Thopas un forte desio d’amore, il quale si fece, ad un tratto, cosí prepotente, che il cavaliere si dié come un pazzo a menar di sprone. E il suo bel cavallo nella corsa sfrenata grondava di sudore6 e filava sangue dai fianchi.

La foga del prode Ser Thopas era tanta, che anch’egli fu presto stanco del suo veloce cavalcare sulla molle erbetta del bosco; e si mise a riposare, lí in quel luogo stesso, lasciando che il cavallo, al quale dette del buon foraggio, riprendesse un po’ di fiato.