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[2085-2089] Apostrofi, invocazioni, imprecazioni 743


Venendo agli autori italiani, ecco da prima tre frasi dantesche:

2085.   O animal grazioso e benigno.

(Dante, Inferno, c. V, v. 88).

2086.   Benedetta colei che in te s’incinse!

(Inf., c. VIII, v. 45).

2087.   Io non so chi tu se’, nè per che modo
     Venuto se’ quaggiù.

(Inf., c. XXXIII, v. 10-11).

quindi una frase nota nella storia dell’arte italiana:

2088.   Piglia del legno e fanne uno tu.

che si usa tuttodì in Toscana per rispondere a chi biasima una cosa che a noi paia che non possa farsi meglio. Racconta il Vasari nelle Vite de’ pittori, e precisamente in quella di Donatello (Donato di Betto di Bardo) scultore fiorentino, che avendo egli fatto un crocifisso di legno nella chiesa di S. Croce, e avendolo mostrato al suo amicissimo Filippo Brunelleschi, questi «che per le parole di Donato aspettava di veder molto miglior cosa, come lo vide, sorrise alquanto.» Donatello insiste perchè gliene dica il parer suo, e il Brunellesco gli risponde che gli pareva che avesse messo in croce un contadino, e non un corpo simile a Gesù Cristo. Donatello punto dal giudizio di Brunellesco ribatte: «Se così facile fusse fare, come giudicare, il mio Cristo ti parrebbe Cristo, e non un contadino; però piglia del legno, e prova a farne uno ancor tu.» È noto il seguito dell’aneddoto: Brunellesco pone davvero mano a fare un crocifisso, e lo conduce a somma perfezione senza farne motto a Donatello, cui lo mostra improvvisamente. Donato, tutto pieno di stupore e di ammirazione, si confessa vinto e dice: «A te è conceduto fare i Cristi e a me i contadini.»

Le biografie di un grande poeta del secolo XVI, ci ricordano quest’altra apostrofe canzonatoria:

2089.   Dove avete mai trovate tante fanfaluche?

Narra il Baruffaldi (Vita di M. Lodovico Ariosto, p. 174) che poco dopo che la stampa dell’Orlando furioso fu compiuta, il