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570 Chi l'ha detto? [1701-1703]


Pure notissimo fra gli aforismi di Brillat-Savarin (i quali precedono l’opera citata) è il XX:

1701.   Convier quelqu’un, c’est se charger de son bonheur pendant tout le temps qu’il est sous notre toit.1

Ma non basta mangiare, poichè il misero mortale non soffre soltanto la fame, ma anche la sete, e

1702.   L’appétit vient en mangeant, disoyt Angest on Mans; la soif s’en va en beuvant.2

(Rabelais, Gargantua, liv. I, cap. V; nella edi-
zione critica delle Opere a cura di A. Lefranc,
to. I, Paris. Champion, 1912, pag. 62).
Così è la vera lezione delle edizioni originali; ma le edizioni scorrette leggono invece: disoit Angeston, mais la soif ecc. La persona cui qui si allude, è il dott. Hierome de Hangest, vescovo del Mans, dottore della Sorbona e grande scolastico (morto nel 1538); sulla fonte di questa citazione, o meglio sul testo dell’Hangest al quale Rabelais allude (ed è una citazione del trattato De causis) si veda la Revue d’études rabelaisiennes, to. VII, 1909, pag. 376. È quindi da escludere che l’autore del motto sia, come qualcuno ha creduto, Amyot, vescovo di Auxerre, che avrebbe così risposto a Carlo IX il quale lo rimproverava di sollecitare sempre nuove prebende. Questo non vuol già dire che si beva soltanto per estinguere la sete, ohibò! si beve per gusto, si beve per non stare in ozio, giusta l’ammonizione di quel frate tedesco a’ suoi compagni:

Bibite, fratres, bibite, ne diabolus vos otiosos inveniat.

si beve per scacciare i pensieri neri. Infatti

1703.   E bevendo, e ribevendo
I pensier mandiamo in bando.

  1. 1701.   Invitare qualcuno a pranzo, vuol dire incaricarsi della felicità di lui durante le ore ch’egli passa sotto il vostro tetto.
  2. 1702.   L’appetito viene mangiando, diceva Angest del Mans; la sete se ne va bevendo.