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554 | Chi l'ha detto? | [1660-1660] |
Ved. a pag. 390 nell’ediz. Duméril (Poésie populaire du Moyen-Age, Paris, 1854), a pag. 109 dell’ediz. Briscese (Paolino e Polla, Pseudo- Commedia del secolo XIII di Riccardo da Venosa, ed. Rocco Briscese, Melfi, 1903); e a pag. 364 della ediz. curata da M. Rigillo per la Rassegna Pugliese di scienze, lettere ed arti, di Trani, volume XXI. Per notizie sull'autore si consulti G. Fortunato, Riccardo da Venosa e il suo tempo (Trani, 1918).
Per l’arte posso registrare la sentenza di Seneca:
1660. Omnis ars naturæ imitatio est.1
(Epist. 65, 3).
quella di Dante:
1661. Sì che vostr’arte a Dio quasi è nipote.
(Inferno, c. XI, v. 105).
come Virgilio dice a Dante: poiché l’arte segue la natura «come il maestro fa il discepolo», ed essendo la natura quasi figlia di Dio, l’arte che è figlia della natura, può dirsi nipote di Dio; e la celebre formola:
1662. L'arte per l'arte.
il cui creatore pare che sia stato Victor Cousin (cfr. Menendez y Pelayo, Hist. de las ideas esteticas, to. IV, vol. II, pag. 161, Madrid, 1889; e B. Croce, La critica letteraria, Roma, 1895, pag. 118, in n.) e alla quale era così avverso Giuseppe Mazzini che in una lettera all’avv. Angelo Mazzoleni di Milano, del 16 settembre 1870, scriveva: «Come un tempo i giovani accettavano dai francesi la vuota e immorale formola dell’arte per l’arte ecc.» e per gli artisti accennerò a quei versi che denotano uno dei maggiori privilegi di cui essi godono in comunione con i poeti:
1663. .... Pictoribus atque poetis
Quidlibet audendi semper fuit aequa potestas.2
(Orazio, Arte poetica, v. 9-10).