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[1610-1612] Scienze e lettere, poesia, ecc. 539

è la risposta di Gesù al diavolo che nella parabola del deserto lo tenta perchè faccia diventare pane i sassi. Non basta dunque saziare la fame fisica col pane del corpo, ma occorre anche il pane dell’intelligenza, e questo non può essere altro che la lettura, la meditazione, lo studio. La vita puramente materiale, senza nessun conforto per l’anima, di poco differisce dalla morte:

1610.   Otium sine litteris mors est et hominis vivi sepultura.1

(Seneca, Epist., 82, 3).

Questa nobile sentenza, senza l’ultimo inciso, fu anche l’ex-libris del bibliofilo fiorentino Giovanni Nencini, morto nel 1875. E veramente le lettere sono la più onorevole professione cui l’uomo può dedicare i suoi ozi, benchè non siano la più lucrosa, infatti:

1611.   Nessuna professione è sì sterile come quella delle lettere.

che è uno dei Pensieri (il XXIX) di Giacomo Leopardi, tanto più che da molti si crede che lo spogliare lo scrittore di ciò che ha di più prezioso, cioè dell’opera sua, dalla quale soltanto egli aspetta onore e lucro, non sia rubare, quasi che la proprietà dell’opera dell’ingegno non fosse una proprietà come tutte le altre, ciò che Alfonso Karr definì in forma incisiva:

1612.   La propriété littéraire est une propriété.2

Alfonso Karr scrisse nel numero delle Guêpes del marzo 1841: «On s’occupe beaucoup, à la Chambre et dans les journaux, de la loi sur la propriété littéraire.... Il y a quelques années déjà, — au milieu d’une discussion sur le même sujet, — j’avais proposé une loi, qui a été jugée, en ce temps-là, par les meilleurs esprits, si simple, si raisonnable, qu’on n’y a pas trouvé la moindre objection. Ce projet de loi, le voici, — j’ai lu tout ce qu’on a dit, tout ce qu’on a écrit sur la question; il répond à tout:

«Article unique: La propriété littéraire est une propriété.»

  1. 1610.   Chi vive nell'ozio senza il conforto delle belle lettere, è come morto, è un sepolto vivo.
  2. 1612.   La proprietà letteraria è una proprietà.