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[1563-1566] Schiettezza, verità, bugia, simulazione, ecc. 527

dirsi di Voltaire che veramente scrisse (Dialogues, XIV : Le chapon et la poularde): «Ils [les hommes] ne se servent de la pensée que pour autoriser leurs injustices, et n’emploient les paroles que pour déguiser leurs pensées.» In ogni modo anche per Voltaire, se nuova era la forma di cui egli lo rivestiva (forma probabilmente scelta per parodiare la risposta di Pancrazio a Sganarello nel Mariage forcé di Molière, sc. VI: La parole a été donnée à l’homme pour expliquer sa pensée), il concetto restava sempre antico, poiché prima di lui, per tacere di altri molti, Dionisio Catone nei Distici (IV. 20), aveva detto:

          Perspicito tecum tacitus quid quisque loquatur;
          Sermo hominum mores et celat et indicat idem.

Nondimeno il miglior consiglio da darsi a chi vuole restare un galantuomo, e anche a chi non vuol finire col guastare i fatti suoi, è di dire sempre la verità: al

1563.   Vitam impendere vero.1

di Giovenale (Satira IV, v. 91) che fu anche il motto di G. G. Rousseau, uniamo il verbo dantesco:

1564.   La verità nulla menzogna frodi.

(Dante, Inferno, c. XX, v.99).
avremo il vangelo dell’uomo onestamente sincero.

La verità può dirsi anche sotto forma scherzevole, in modo da rendersi più tollerata e gradita; anche Orazio si domanda:

1565.   Ridentem dicere verum
Quid vetat?2

(Satire, lib. I, sa. I, v.24-25).
Ma comunque la si dica, la verità è sempre quella:

1566.   Veritas in omnem sui partem semper eadem est.3

(Seneca, Epist., 79, 16.).
  1. 1563.   Spendere la vita per la verità.
  2. 1565.   Che cosa vieta di dire la verità in forma ridente?
  3. 1566.   La verità è sempre la stessa in ogni sua parte.