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518 | Chi l’ha detto? | [1537-1539] |
Il maestro, mentre insegna altrui, perfeziona sè medesimo, ciò che può dirsi anche con una citazione della settima lettera (§ 7) di Lucio Anneo Seneca:
1537. Homines dum docent discunt.1
da cui si è fatto anche la frase più compendiosa Docendo discitur. Il maestro non soltanto fa il bene individuale dello scolaro, ma rende un nobile servigio al paese: lo sa la Germania, la quale ripete da lunghi anni che
1538. Der preussische Schulmeister hat die Schlacht bei Sadowa gewonnen.2
dando forma sentenziosa, come spesso accade, alle idee svolte più diffusamente dal rinomato geografo Oskar Peschel in un articolo del suo periodico Das Ausland (Bd. 29, 17. Juli 1866, pag. 695), intitolato: Die Lehren der jüng. Kriegsgesch. Del resto si narra che anche il Duca di Wellington, il vincitore di Waterloo, avrebbe detto: The battle of Waterloo was won in the playing fields of Eton (Will. Fraser, Words on Wellington, p. 139), intendendo di dire che i successi dell’esercito inglese erano dovuti alle esercitazioni ginnastiche che ne rinforzano le giovani generazioni: Eton, nella contea di Buckingham, è famosa come sede di un antico collegio che fu tra i primi a mettere in onore gli esercizi sportivi.
Lo studente può appartenere a due categorie: c’è lo studente definito da Arnaldo Fusinato:
1539. ....Studente
Vuol dire: Un tal che non istudia niente.
c’è anche lo studente che studia davvero, che ha per il maestro suo quella venerazione che Dante aveva per Virgilio e che gli suggeriva le semplici parole: