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[1533-1536] Sapere, studio, ignoranza 517


La memoria è veramente dono prezioso: e dov’essa si trovi in difetto, manca all’uomo una sicura guida: perciò chi erra, piuttosto che confessare altre deficienze, invoca volentieri la mancanza di memoria, secondo la maliziosa osservazione di un noto pensatore francese:

1533.   Tout le monde se plaint de sa mèmoire, et personne ne se plaint de son jugement.1

(La Rochefoucauld, Maximes, § LXXXIX).

Altro eccellente consiglio per apprendere bene è quello contenuto nell’adagio latino:

1534.   Non multa, sed multum.2

che ha origine dalla sentenza di Plinio Secondo il giovane (Epist., lib. VII, ep. 9): Ajunt enim multum legendum esse, non multa, ovvero da quella di Quintiliano (De instit. orat., X, 1, 59): Multa magis quam multorum lectione formanda mens.

Sono di Dante anche le due citazioni seguenti che non di rado ricorrono nel comune parlare ove si discorra di cose che al sapere e allo studiare si appartengono:

1535.   M’insegnavate come l’uom s’eterna.

(Inferno, c. XV, v. 85).

1536.   O voi che siete in piccioletta barca
     Desiderosi d’ascoltar, seguiti
     Dietro al mio legno che cantando varca,
Tornate a riveder li vostri liti!
      Non vi mettete in pelago! Che forse,
      Perdendo me, rimarreste smarriti.
L’acqua ch’io prendo giammai non si corse.

(Paradiso, c. II, v. 1-7).
  1. 1533.   Tutti si lamentano di avere pota memoria, nessuno si lamenta di aver poco giudizio.
  2. 1534.   Non molte cose, ma molto [cioè profondamente].