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[1410-1412] Regole pratiche diverse 477


e viceversa: Omnia ergo quaecumque vultis ut faciant vobis homines, et vos facite illis: haec enim lex et prophetae (Vang. di S. Matteo, cap. 7, v. 12) e nel Vangelo di S. Luca (cap. 6, v. 31): Et prout vultis ut faciant vobis homines, et vos facite illis similiter.

1410.   Utile per inutile non vitiatur.1

è ditterio giuridico che si trova ripetuto, senza dire dei giuristi moderni, negli antichi trattatisti, per i quali vedasi per esempio la Summa M. A. Sabelli, sub voce Utile. I trattatisti, ripetendo il ditterio medesimo, si riportano al Corpus iuris, e principalmente al Digesto, lib. 45, tit. I, 1, costituito da un passo del giureconsulto Ulpiano in cui è la frase: Neque vitiatur utilis (stipulatio) per hanc inutilem. Concordano, con qualche differenza, un altro passo di Ulpiano di cui nel Digesto stesso, lib. 50, tit. XVII, 94, e il Codice, lib. 6, tit. XXIII, 17.


1411.   Primum vivere, deinde philosophari.2

è adagio di cui si ignora la fonte: qualcuno l’attribuisce a Hobbes. Nelle Sententiae graecae di Marc’Antonio Mureto si trova la seguente


Πρώτιστα πλοῦτον, εἶτα δ´ εὐσεβήσομεν


che Mureto attribuisce a Focilide, ma che non si trova nei frammenti del poeta milesiano nè dello Pseudo-Focilide e che ha un significato assai vicino a quello dell’adagio in questione: «Prima il danaro, poi la devozione». Cfr. Interméd. des cherch., 10 février 1907, col. 200.

In Dante leggiamo:

1412.   Poca favilla gran fiamma seconda.

che ammonisce a porre sollecito rimedio ai piccoli mali innanzi che l’incendio si allarghi e dia origine a guai più gravi, quel che dagli antichi era espresso nella sentenza già ricordata al n. 1330: Principiis obsta ecc.

  1. 1410.   L’inutile non guasta l’utile.
  2. 1411.   Prima bisogna pensare a vivere, poi a fare della filosofia.