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[1355-1357] Re e principi. Corte e nobiltà 457


to. VI (Louis XIV), pag. 37, n. 2. Vedasi pure il libro dell’ Hertslet, Treppenwitz der Weltgeschichte, IV. Aufl. (Berlin, 1893), pagine 338-339. Giova anche aggiungere che gl’inglesi l’attribuiscono invece alla loro regina Elisabetta. Nè è più assodato che Carlo il Temerario ripetesse a Luigi XI il famoso verso di Giovenale:

1355.   Hoc (non Sic) volo, sic iubeo, sit pro ratione voluntas.1

(Satira VI, v. 223).
ma invece è certissimo che lo rinfrescasse come simbolo del cesarismo moderno Guglielmo II, ultimo imperatore di Germania, scrivendolo di suo pugno nel novembre 1893 in calce di un suo ritratto donato al Geffcken, come aveva rinfrescato la memoria di un’altra sentenza latina:

1356.   Regis voluntas suprema lex esto.2

che scrisse nel settembre 1890 nell’album della biblioteca della città di Monaco e nella quale, qualunque ne sia l’autore, è evidente la derivazione della già citata (al n. 627) sentenza ciceroniana: «Salus populi suprema lex esto» (De legibus, III, 3).

In questo stesso ordine d’idee rientra la vecchia formola francese:

1357.   Tel est notre plaisir.3


Dall’epoca del regno di Francesco I in poi, la cancelleria dei re di Francia prese l’abitudine di chiudere i proclami, gli editti e le ordinanze reali con la formula Car tel est notre plaisir, che teneva luogo di ogni altro argomento, buono o cattivo! Ma già le ultime ordinanze del regno di Carlo VII portavano di frequente la formula medesima; il Max Latrie ne cita una del 12 maggio 1497. La stessa formula si trova ricordata anche in questa forma: Car tel est notre bon plaisir, e infatti l’antico regime fu chiamato dagli

  1. 1355.   Questo io voglio, così ordino, e sia il voler mio in luogo di argomento.
  2. 1356.   Sia suprema legge la volontà del re.
  3. 1357.   Così ci piace.