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454 Chi l’ha detto? [1347-1348]


1347.   Quis custodit custodes?1

che più esattamente dovrebbe citarsi coi versi di Giovenale (Sat. VI, v. 348-349):

               .... Sed quis custodiet ipsos
          Custodes?

Volendo cercare la fonte più antica di questa frase, potremmo trovarla forse in un passo del trattato De republica di Platone (lib. III, cap. XIII) dove è detto che i custodi dello Stato devono guardarsi dalla ubriachezza, per non avere essi stessi bisogno di custodia: «Nempe ridiculum esset, custode indigere custodem» (Γελοῖον γάρ, ἦ δ´ὅς, τόν γε φύλακα φύλακος δεῖσθαι).

Corre voce che la saviezza e la prudenza male si concilino col genio: vari sono i pareri su questo argomento, e qui ripeterò soltanto, senza discuterlo, quello di Kean, il grande artista teatrale inglese, cui Dumas fece dire:

1348.   Et le génie, qu’est-ce qu’il deviendra pendant que j’aurai de l’ordre? 2

(Alex. Dumas père, Kean, a. IV. sc. 2).





§ 61.

Re e principi. Corte e nobiltà



Il secolo decimottavo che si è curato cosi poco di rispettare la religione, non poteva rispettare nemmeno i sovrani; e un verso troppo celebre di una mediocre tragedia, caduta sotto i fischi del pubblico fin dalla prima rappresentazione, riuniva nello stesso dispregio ambedue, dicendo che:

  1. 1347.   Chi custodisce i custodi?
  2. 1348.   E il mio genio, che cosa sarà del mio genio mentre io procurerò di avere dell’ordine?