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[1325-1326] Prudenza, senno 449


beaucoup, et présomptueux à l’avenant, pour lui en demander un billet: elle le lui fit. Il l’emporta, et s’en vanta fort. Le billet fut mal tenu, et, à chaque fois qu’elle y manquoit:

1325.   Oh! le bon billet. [s’écrtoit-elle,] qu’a là La Chastre!1

Son fortuné, à la fin, lui demanda ce que cela vouloit dire. Elle le lui expliqua; il le conta, et accabla La Chastre d’un ridicule qui gagna jusqu’à l’armée où il étoit.» Cito l’ediz. dei Mémoires riscontrata sul ms. autografo da A. de Boislisle (Paris, Hachette, to. XIII, 1897, pag. 142). Questo stesso aneddoto è riferito anche da Bussy-Rabutin nel Discours à ses enfants, del 1694, e nei Mémoires, ed. del 1696; lo racconta anche Voltaire, il quale dichiara che nè le Taidi nè le Laidi nulla dissero mai di più arguto. Questo povero La Chastre è stato identificato dal Boislisle con Luigi conte di Nançay, detto il marchese di La Chastre, nato verso il 1633. morto in guerra il 1664; altri riferivano l’aneddoto al padre di lui, Edone, l’autore dei Mémoires sur la minorite de Louis XIV, ma l’annotatore dell’edizione Hachette dimostra l’erroneità di questa attribuzione.






§ 60.

Prudenza, senno



L’uomo prudente sa tenersi lontano dai cattivi passi, e, malauguratamente c’incappi, uscirne abilmente, perciò:

1326.   Assai più giova,
Che i fervidi consigli
Una lenta prudenza ai gran perigli.

(Metastasio, Antigono, a. III, sc. 3).

  1. 1325.   Oh che bella carta che ho fatto a La Chastre!
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