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448 Chi l’ha detto? [1321-1324]


1321.   Altera manu fert lapidem, panem obstentat altera.1

(Plauto, Aulularia, a. II, sc. II, v. 18).

e se pure meno abietto, è sempre da biasimarsi anche colui che per norma della propria vita tiene la massima:

1322.   Lunga promessa con l’attender corto.

Narra il Villani che questo fosse il fraudolento consiglio dato dal conte Guido da Montefeltro a papa Bonifazio che ne lo richiese volendo trar vendetta dai Colonnesi: per cui Dante lo pose nella ottava bolgia del cerchio ottavo fra i mali consiglieri. E. Jordan in un articolo che ha per titolo il verso succitato, comparso nel Bulletin Italien, to. XVIII (Bordeaux, 1918), pag. 45-60, cerca dimostrare che si tratta di una leggenda calunniosa, inventata dai Colonnesi per odio contro il papa.

1323.   Sit autem sermo vester; est, est: non, non.2

(Evang. di S. Matteo, cap. V, v. 37).

dice la Bibbia, ammonendo a non fare giuramenti vani, ma ad affermare semplicemente la verità: e poco oltre dà un altro aureo ammonimento di onestà:

1324.   Nemo potest duobus dominis servire.3

(Evang. di S. Matteo, cap. VI, v. 24).

Poco fedele alle sue promesse, non per animo malvagio, ma per frivolezza, era pur la famosa cortigiana Ninon de Lenclos. Saint-Simon, nelle sue Memorie, parlando della poca costanza di Ninon de Lenclos nei suoi amori, aggiunge: «Elle a quelquefois gardé à son tenant, quand il lui plaisoit fort, fidélité entière pendant toute une campagne. La Chastre, sur le point de partir, prètendit être de ces heureux distingués. Apparemment que Ninon ne lui promit pas bien nettement: il fut assez sot, et il l’étoit

  1. 1321.   In una mano tiene il sasso, coll’altra mostra il pane.
  2. 1323.   Ma sia il vostro parlare, sì, sì, no, no.
  3. 1324.   Nessuno può servire due padroni.