Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
388 | Chi l’ha detto | [1176-1177] |
del governo inglese, il quale si preoccupava che la Santa Alleanza, formata per la difesa dei principi legittimisti, dopo essere intervenuta in Italia e in Spagna, volesse tentare il suo intervento anche in America nella lotta fra la Spagna e le sue antiche colonie, ora ribellate.
Torniamo alla patria nostra. Di un altro papa è la famosa invocazione:
1176. Benedite, gran Dio, l’Italia!
Il motuproprio pubblicato il 10 febbraio 1848 da Pio IX per calmare gli animi eccitati dalla popolazione romana conteneva questo periodo: «Gran dono del cielo è questo fra tanti doni con cui ha prediletto l’Italia: che tre milioni appena di sudditi nostri abbiano dugento milioni di fratelli d’ogni nazione e d’ogni lingua. Questa fu in ben altri tempi, e nello scompiglio di tutto il mondo romano, la salute di Roma. Per questo non fu mai intera la rovina dell’Italia. Questa sarà sempre la sua tutela, finchè nel suo centro starà quest’apostolica Sede. Oh, perciò, benedite, gran Dio, l’Italia, e conservatele sempre questo dono di tutti preziosissimo, la fede!» ― Il motuproprio eccitò clamori, commenti, speranze senza fine, e i liberali vollero vedere nelle parole benedite, gran Dio, l’Italia, staccate dal resto del motuproprio, un’invocazione in favore della causa italiana, ciò che non era davvero nelle intenzioni del Pontefice. Gli eventi dovevano ristabilire una più corretta interpretazione e dare modo al Manzoni di osservare argutamente: «Pio IX prima benedisse l’Italia: poi la mandò a farsi benedire.» Come notizia curiosa, aggiungerò che le parole Gran Dio benedite l’Italia! furono, nella recente guerra, scritte su tutte le cassette-altari, o altari da campo, distribuite al principio delle ostilità ai cappellani militari.
Il generoso desiderio di liberare l’Italia nostra dagli stranieri, nemici ed amici, e di non averli più fra i piedi nè dominatori nè benefattori, suggeriva a Carlo Alberto di valersi delle parole famose:
1177. L'Italia farà da sè.
introducendole nel proclama da lui indirizzato ai «Popoli della Lombardia e della Venezia da Torino, il 23 marzo 1848, due giorni prima che le truppe piemontesi passassero il Ticino. Riporto