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356 | Chi l’ha detto? | [1076-1080] |
1076.
....Variano i saggi
A seconda de’ casi i lor pensieri.
e l’onest’uomo, se ha fallato, deve riconoscere il suo errore e pentirsene, poichè tale è il desiderio non solo degli uomini, ma anche della eterna giustìzia, la quale ha detto:
1077. Nolo mortem impii, sed ut convertatur impius a via sua et vivat.1
Si penta dunque, e chieda perdono a coloro che ha offesi, non però a mo’ di quel tristanzuolo, che diceva:
1078. S’io ho fallato, perdonanza chieggio:
Quest’altra volta so ch’io farò peggio.
una delle solite uscite di Margutte nel Morgante Maggiore di Luigi Pulci (c. XIX, ott. 100); piuttosto si serva delle parole del Salmista:
1079. Delicta juventutis meæ et ignorantias meas ne memineris [Domine].2
e copra il suo viso di quel rossore che è la migliore confessione del fallo, come si canta anche nella Sonnambula di Felice Romani (musica di V. Bellini, a. III, sc. 8):
1080. Ve lo dica il suo rossore.
Il rossore e la confusione di chi si riconosce in colpa sono talvolta sufficiente espiazione del suo errore, come già osservava il nostro maggior poeta, cui Virgilio confortava dicendo: