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[8-11] Delle citazioni, dei libri e delle biblioteche 5

pretazione che le parole testualmente non avrebbero, leggere fra le righe, indovinare l’occulto pensiero dello scrittore o del citatore. E chi mai potrebbe attenersi sempre alla sola lettera che uccide?

8.   Littera enim occidit, spiritus autem vivificat.1

Questo è il libro ch’io presento all’esame indulgente del pubblico italiano, libro composto con fratesca pazienza, raccogliendo per anni molti la parca messe delle quotidiane letture e conversazioni. L’opera mia è quindi assai modesta. Il mio libro non ha davvero la pretesa di essere

9.   Ce livre, le plus beau qui soit parti de la main d’un homme, puisque l’Évangile n’en vient pas.2

come dell’Imitazione di Cristo scrisse Fontenelle nella Vie de Corneille, pubbl. per la prima volta nella Histoire de l’Académie dell’ab. d’Olivet (Paris, 1729, to. II, pag. 177); nè si può dire di esso quel che Dante dice del libro suo

10.   Al quale ha posto mano e cielo e terra.

Oh, no davvero! la mia fatica non potrebbe meritare nemmeno l’approvazione di Giuseppe Giusti, il quale in un suo epigramma pensava, un po’ troppo sentenziosamente (forse per amore della rima) che:

11.        Il fare un libro è meno che nïente
Se il libro fatto non rifà la gente.

Ma disgraziati noi se tutti i libri pretendessero di rifare la gente! Tuttavia quanti ce ne sono che hanno veramente rappresentato delle rivoluzioni dello spirito umano! Il libro Dei delitti e delle pene del Beccaria ha dato l’ultimo colpo alla procedura penale


  1. 8.   La lettera uccide, mentre lo spirito vivifica.
  2. 9.   Questo libro, il più bello che sia uscito dalla mano dell’uomo, dappoichè l’Evangelo non ha origine umana.