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[630-633] Governo, leggi, politica 191


Il buon governo riposa essenzialmente sulle buone leggi. La legge, per quanto sia ottima, non può soddisfare ognuno, chè

630.   Nulla lex satis commoda omnibus est.1

(M. P. Catone, in Tito Livio, lib. XXXIV, cap. 3).
ma essa non deve mai soffocare la vitalità e la iniziativa del paese, il quale potrebbe in caso diverso esclamare:

631.   La legalité nous tue.2

come fu detto da Viennet alla Camera francese nella seduta del 23 marzo 1833, parlando sui fondi segreti. Ma il Viennet disse veramente: La légalité actuelle nous tue: les factions s’en moquent, però i suoi avversari politici svisarono il significato delle parole da lui dette e lo accusarono di avere eccitato il governo ad uscire dalla legge. Il Viennet protestò dalla tribuna contro questa interpretazione nella seduta del 28.

Il moltiplicarsi delle leggi è sintomo della decadenza dei costumi, quando la cresciuta malizia dei cattivi cittadini richiede molteplici provvedimenti:

632.   Corruptissima republica plurimae leges.3

(Tacito, Annali, lib. III, cap. 27).

La buona legge deve anche essere chiara e breve, perchè tutti la intendano e la ricordino:

633.   Legem brevem esse oportet, quo facilius ab imperitis teneatur.4

Ma guai poi se le leggi, buone o cattive che siano, restano lettera morta, giustificando l’apostrofe dell’Alighieri:


  1. 630.   Nessuna legge è comoda ugualmente per tutti.
  2. 631.   La legalità ci uccide.
  3. 632.   Molte sono le leggi in uno stato corrottissimo.
  4. 633.   Occorre che la legge sia breve, perchè più facilmente i mal pratici la ricordino.