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[264-265] | Consiglio, riprensione, esempio | 71 |
cominciava la lettera: «Quegli che disse: to’ del legno e fanne uno tu, l’è staa on maladett; e l’altro che cantò: la critique est aisée et l’art est difficile, l’è minga staa de mincion nanca lù». (H. Prior, Ne pereant.... Alessandro Manzoni, documents inedits ou peu connus, Milano, 1919, pag. 9).
Ma il consiglio non è gradito a tutti. Il Metastasio così rimprovera i giovani inesperti ed insofferenti delle ammonizioni dei savii:
264. Alme incaute, che torbide ancora
Non provaste l’umane vicende,
Ben lo veggo, vi spiace, v’offende
Il consiglio d’un labbro fedel.
Confondete coll’utile il danno;
Chi vi regge chiamate tiranno,
Chi vi giova chiamate crudel.
È chiaro che a tutti il biasimo naturalmente spiace, e per renderlo tollerabile se non gradito, occorre una certa arte; da questo ha avuto origine il motto che è stato applicato alla satira:
265. Castigat ridendo mores.1
L’autore di questa frase è il letterato francese Jean de Santeuil (1630-1697), che la improvvisò per un busto del celebre arlecchino Domenico Biancolelli, chiamato in Francia con la sua compagnia di comici italiani dal card. Mazarino. Il fatto è così raccontato negli Anecdotes dramatiques, to. I (Paris, 1775), a pag. 104: «L’ancienne Troupe Italienne avoit eu pour devise ces paroles: Castigat ridendo mores; et voici comment elles furent données par Santeuil au célèbre Dominique, qui jouoit le rôle d’Arlequin dans cette troupe. Cet acteur avait envie d’avoir des vers latins de Santeuil, pour mettre au bas au buste d’Arlequin qui devoit décorer l’avant-scène de la Comédie Italienne. Sachant que le poëte ne vouloit pas se donner la peine d’en faire pour tout le monde, il imagina ce moyen pour en obtenir. Il s’habilla de son
- ↑ 265. Ridendo corregge i costumi.