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[256-260] Conforti nei mali, ecc. 69

e si spiega la lacrimosa apostrofe del buffone Rigoletto, che alla figlia interrogante della madre risponde

256.             Deh non parlare al misero
        Del suo perduto bene....

(Rigoletto, melodr. di F. M. Piave, mus. di Gius. Verdi, a. I, sc. 9).

Da altre opere musicali del Cigno di Busseto tolgo ancora queste citazioni di argomento analogo:

257.     Addio del passato — bei sogni ridenti,
Le rose del volto — già sono pallenti.

che è la celebre romanza di Violetta morente nella Traviata, parole di F. M. Piave (a. III, sc. 4);

258.   O dolcezze perdute! o memorie
  D’un amplesso che mai non s’oblia!...

259.   Ora e per sempre addio, sante memorie!

(Otello, dramma lirico di Arrigo Boito, a. II, sc. 5).

Alla citazione del Cinque Maggio fatta poco sopra può ravvicinarsi la seguente del medesimo autore:

260.         Sempre al pensier tornavano
         Gl’irrevocati dì.

La interpretazione di questi versi fu soggetto di lunga e ancora insoluta polemica fra coloro che intendevano per dì irrevocati i giorni felici del passato che non potevano più tornare, e gli altri che li spiegavano come memorie non richiamate nè desiderate perchè incresciose. Alcuni fra i principali articoli usciti in quella discussione nei giornali letterari italiani del 1886 e 1887 (ne conosco circa una trentina! tutti vollero dir la loro) furono riprodotti nel volume di Guido Mazzoni, Rassegne letterarie (Roma, 1887).