Otello (Boito)/Atto secondo/Scena quinta
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Arrigo Boito - Otello (1887)
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Otello, Jago sul fondo
- OTELLO
- accasciato, su d’un sedile
- Desdemona rea!
- JAGO
- nel fondo guardando di nascosto il fazzoletto, poi riponendolo con cura nel giustacuore
- (Con questi fili tramerò la prova
- del peccato d’amor. Nella dimora
- di Cassio ciò s’asconda)
- OTELLO
- Atroce idea!
- JAGO
- fissando Otello
- (Il mio velen lavora)
- OTELLO
- Rea contro me! contro me!
- JAGO
- cupo
- (Soffri e ruggi!)
- OTELLO
- Atroce! atroce!
- JAGO
- Non pensateci più.
- dopo essersi portato accanto ad Otello, bonariamente
- OTELLO
- balzando
- Tu? Indietro! fuggi!
- M’hai legato alla croce! Ahimè!
- Più orrendo d’ogni orrenda ingiuria
- dell’ingiuria è il sospetto.
- Nell’ore arcane della sua lussuria
- (e a me furate!) m’agitava il petto
- forse un presagio! Ero baldo, giulivo.
- Nulla sapevo ancora; io non sentivo
- sul suo corpo divin che m’innamora
- e sui labbri mendaci
- gli ardenti baci
- di Cassio! Ed ora! ed ora…
- Ora e per sempre addio sante memorie,
- addio, sublimi incanti del pensier!
- Addio schiere fulgenti, addio vittorie,
- dardi volanti e volanti corsier!
- Addio, vessillo trionfale e pio,
- e diane squillanti in sul mattin!
- Clamori e canti di battaglia, addio!
- Della gloria d’Otello è questo il fin.
- JAGO
- Pace, signor.
- OTELLO
- Sciagurato! mi trova una prova secura
- che Desdemona è impura. . .
- Non sfuggir! nulla ti giova!
- Vo’ una secura, una visibil prova!
- O sulla tua testa
- s’accenda e precipiti il fulmine
- del mio spaventoso furor che si desta!
Afferra Jago alla gola e lo atterra
- JAGO
- Divina grazia difendimi!
- Alzandosi
- Il cielo vi protegga. Non son più vostro alfiere.
- Voglio che il mondo testimon mi sia
- che l’onestà è periglio.
- fa per andarsene
- OTELLO
- No… rimani. Forse onesto tu sei.
- JAGO
- sulla soglia fingendo d’andarsene
- Meglio varebbe ch’io fossi un ciurmador.
- OTELLO
- Per l’universo!
- Credo leale Desdemona e credo
- che non lo sia. Te credo onesto e credo
- isleale. . . La prova io voglio!
- Voglio la certezza!
- JAGO
- ritornando verso Otello
- Signor, frenate l’ansie.
- E qual certezza v’abbisogna?
- Avvinti verderli forse?
- OTELLO
- Ah, morte e dannazione!
- JAGO
- Ardua impresa sarebbe; e qual certezza
- sognate voi se quell’immondo fatto
- sempre vi sfuggirà? Ma pur se guida
- è la ragione al vero, una sì forte
- congettura riserbo che per poco alla
- certezza vi conduce. Udite.
- avvicinandosi molto ad Otello e sottovoce
- Era la notte, Cassio dormìa,
- gli stavo accanto.
- Con interrotte voci tradia
- l’intimo incanto.
- Le labbra lente, lente movea,
- nell’abbandono
- del sogno ardente, e allor dicea,
- con flebil suono:
- sottovoce parlate
- "Desdemona soave! Il nostro amor s’asconda.
- Cauti vegliamo! L’estasi del ciel
- tutto m’innonda."
- Seguìa più vago l’incubo blando;
- con molle angoscia
- l’interna imago quasi baciando,
- ei disse poscia:
- sempre sottovoce
- "Il rio destino impreco
- che al Moro ti donò".
- E allora il sogno
- in cieco letargo si mutò.
- OTELLO
- Oh! mostruosa colpa!
- JAGO
- Io non narrai che un sogno.
- OTELLO
- Un sogno che rivela un fatto.
- JAGO
- Un sogno che può dar forma di prova
- ad altro indizio.
- OTELLO
- E qual?
- JAGO
- Talor vedeste
- in mano di Desdemona un tessuto trapunto
- a fior e più sottil d’un velo?
- OTELLO
- È il fazzoletto ch’io le diedi,
- pegno primo d’amor.
- JAGO
- Quel fazzoletto ieri
- (certo ne son) lo vidi in man di Cassio.
- OTELLO
- Ah! Mille vite gli donasse Iddio!
- Una è povera preda al furor mio!!
- Jago, ho il cor di gelo.
- Lungi da me le pietose larve!
- Tutto il mio vano amor escalo al cielo;
- Guardami, ei sparve.
- Nelle suespire d’angue
- L’idra m’avvince!
- Ah! Sangue, sangue, sangue!
- S’inginocchia
- Si, pel ciel marmoreo giuro!
- Per le attorte folgori!
- Per la Morte e per l’oscuro mar sterminator!
- D’ira e d’impeto tremendo
- presto fia che sfolgori
- Questa man ch’io levo e stendo!
Levando la mano al cielo. Otello fa per alzarsi; Jago lo trattiene inginocchiato
- JAGO
- s’inginocchia anch’esso
- Non v’alzate ancor!
- Testimon è il Sol ch’io miro,
- che m’irradia e inanima
- l’ampia terra e il vasto spiro
- del Creato inter,
- che ad Otello io sacro ardenti,
- core, braccio ed anima
- s’anco ad opere cruenti
- s’armi il suo voler!
- JAGO e OTELLO
- alzando le mani al cielo come chi giura
- Sì, pel ciel marmoreo giuro!
- Per le attorte folgori!
- Per la Morte e per l’oscuro mar sterminator!
- D’ira e d’impeto tremendo presto fia
- che sfolgori questa man ch’io levo e stendo!
- Dio vendicator!