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8 | prefazione |
Quel che è sorto poi dalle rovine fumanti, tutti possono vedere; e possono anche vedere, per maggior rimpianto, quel poco che, del vecchio quartiere distrutto, rimane, confinato nel Museo nazionale di San Marco.
Nessun dubbio, ripetiamo, sulla necessità di demolire e di sventrare; ma il desiderio dello spazio e dell’igiene conculcò troppo i diritti dell’arte e della storia; e tutti ora lo riconoscono con tardiva querela. IV. - Cortile del Bargello prima del 1865.1
La città diventò più decorosa, ma meno artistica e, specialmente, meno pittoresca. Anzi (cosa addirittura incredibile) a renderla meno artistica e meno pittoresca, contribuirono anche alcuni cultori dell’arte, trascinando, per eccesso di spirito conservatore, nelle fredde penombre de’ musei il David di Michelangelo e il San Giorgio di Donatello, mentre, in loro vece, s’alzavano all’aperto monumenti moderni di molto malinconica apparenza, nonchè la facciata di Santa Croce e tutta una folla di statue, tra il colonnato degli Uffizi, dove si scorge l’Orcagna che, col guardo, misura una loggia che non architettò mai, Nicola Pisano con ai piedi una scoltura che non eseguì mai, Donatello con un San Giovannino che operò un suo discepolo, Giotto con una pecorella che non grafì mai, Leon Battista Alberti col progetto d’un tempio che la critica gli contende, Leonardo con un disegno non suo, Michelangelo con, a’ piedi, la testa d’un fauno che non è quella che scolpì, il Boccaccio con un libro coperto da una rilegatura del cinquecento!
- ↑ IV. - Cortile del Palazzo del Podestà o del Bargello (ora R. Museo Nazionale) prima dei ristauri compiuti fra il 1857 e il 1865, durante i quali si aprirono gli archi della doppia loggia di fronte, si variò la forma dei grandi finestroni, si mutò posto a molti stemmi e si demolì la grande tettoia sulla scala. (Raccolta topografica degli Uffizi. — Fotografia Alinari).