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xviii | prefazione. |
nuovo, fu un grande passo verso il perfezionamento della pittura a olio. Resta a vedere in che cosa veramente consistesse questo nuovo modo di dipingere, di cui il Van-Eyk faceva un segreto, e dal quale venne a lui tanta fama e l’ammirazione riconoscente dei posteri.
Se il segreto del Van-Eyk fosse stato solamente in un’artificiosa mistura d’olio e di vernici e nell’usare glutini nuovi e molteplici, sarebbe stata cautela la sua veramente inutile, di non volersi far vedere da nessuno lavorare. Esso doveva dunque consistere in ben altro, cioè a dire nel modo di operare la pittura. Difatti, Antonello da Messina, maravigliato della vivacità dei colori, e della bellezza ed unione de’ quadri del Van-Eyk, lasciò tutto sollecito Napoli e recossi in Fiandra per conoscere quel maestro; il quale «si contentò che Antonello vedesse l’ordine del suo colorire a olio.»1 Oltracciò, le parole del Filarete, nel passo recato qui avanti, e l’espressione disciplina di Fiandra usata dal Summonte per indicare il dipingere al modo de’ Fiamminghi, non sarebbero state proprie ad esprimere il puro e semplice processo dello stemperare e mescolare i colori. Quelle espressioni si riferiscono a un metodo tutto particolare di usarli. Vediamo in che cosa consistesse questo metodo, e quindi sapremo qual fosse il perfezionamento portato alla pittura a olio dal Van-Eyk.
Nell’antico e più usato modo di dipingere chiamato a tempera, il latte di fico e il tórlo dell’uovo servivano d’escipiente, o di glutine per sciogliere e legare i colori, i quali venivano sovrapposti l’uno all’altro a strati leggieri, e seccavano così presto, da non cagionare molti indugi. Usando invece di colori stemperati coll’olio, e mantenendo il modo
- ↑ Vasari, Vita d’Antonello da Messina.