Pagina:Celoria - Atlante Astronomico, 1890.djvu/89


VI. — LE STELLE E LE NEBULOSE. 49

dal fondo oscuro del cielo, e dalle stelle lucide o attigue o attraverso ad essa disseminate.

.....distinta da minori e maggi
lumi biancheggia fra i poli del mondo
Galassia sì che fa dubbiar ben saggi.

Il corso di questa Galassia o Via lattea attraverso alle costellazioni è abbastanza indicato dalle tavole XXVIII-XXIX e dalle XXXVIII-XXXIX. Da esse chiaro appare quanto l’occhio nudo nella Via lattea osserva: la non uniforme sua struttura apparente, il diverso splendore delle sue varie regioni, le ramificazioni sue, le regioni oscure che essa, quali isole, chiude qua e là all’ingiro.

Attraverso ad un cannocchiale mediocre, la Via lattea par formata da numerose stelle piccole, che si proiettano su un fondo bianco, pallido, diffuso, analogo a quello che vedesi ad occhio nudo.

Attraverso ad un secondo cannocchiale, più forte di quello appena usato, alcune regioni della Via lattea si risolvono interamente in moltissime stelline, altre, le più numerose, continuano ad apparire così come prima.

Attraverso ad un terzo cannocchiale, più forte del secondo, cresce il numero delle regioni che si risolvono in istelle, diminuisce quello delle regioni che presentano stelle proiettate su fondo bianco latteo.

Attraverso ad un ultimo cannocchiale potentissimo, anche alcune delle più ribelli regioni lattee si risolvono interamente in istelle, sicchè nasce la convinzione, che la risolubilità della Via lattea tutta in istelle non è che questione di forza di cannocchiale, e che la Via lattea deve il suo aspetto al gran numero di stelle disseminate nello spazio, che l’occhio proietta sulla zona del cielo da essa occupata.

Dalla Via lattea alle regioni affini vi è nel numero delle stelle visibili un salto brusco, non un passaggio lento e graduale. Guglielmo Herschel, errando di plaga in plaga coll’occhio armato di telescopio potente, ed enumerando le stelle comprese nel proprio campo di visione, trovò regioni del cielo con appena 3 o 4 stelle, ne trovò altre con perfino 588 stelle; queste cadevano nella Via lattea, quelle in punti lontani da essa circa 90 gradi, nella costellazione dei Cani da caccia e nelle attigue. Trovò, che a 15 gradi dalla Via lattea il numero delle stelle, contenute nel campo di visione del telescopio usato, era in media uguale a 56, che a 30 gradi era uguale a 17, che a 45 era uguale a 10, che fra i 60 e i 70 gradi non era già più che 6 o 4; trovò cosa degnissima di nota, che nella Via lattea il telescopio suo vedeva assai più stelle che non i cannocchiali minori, che a 80, 90 gradi da essa vedeva appunto lo stesso numero di stelle che questi.

Evidentemente la distribuzione apparente delle stelle in cielo non è uniforme; esse si addensano nella regione della Via lattea, diventano più e più rare quanto più si considerano regioni dalla Via lattea lontane.

19. Noi sulla Terra occupiamo un posto determinato dello spazio, poco diverso da quello occupato dal Sole. Le stelle, sospese nello spazio a grandi distanze fra loro, producono col loro insieme il firmamento, fenomeno maraviglioso, ma una pura apparenza, dipendente e dalla distribuzione reale delle stelle nello spazio, e dal punto di questo spazio dal quale noi la guardiamo.

Il cielo stellato, visto invece che dalla Terra o, ciò che in questo argomento torna tutt’uno, dal Sole, visto ripeto da un’altra stella, apparirebbe, pur restando invariata la distribuzione reale delle stelle, tutt’altra cosa, e tanto più diversa quanto più la stella, nuovo punto di vista, fosse lontana e dalla Terra e dal Sole.

Risalire dalla distribuzione apparente delle stelle alla loro distribuzione reale, è problema complesso ed indeterminato, in quantochè in esso trattasi di definire la struttura topografica del Sistema stellato secondo le sue tre dimensioni, partendo dalla prospettiva che se ne può prendere da un solo punto di veduta.

I cannocchiali rendono visibili gli oggetti lontani, avvicinandoli. Quanto più è forte un cannocchiale, tanto più lontani sono gli oggetti che esso può rendere visibili; quanto più è grande il cannocchiale che arma l’occhio di un uomo, tanto più questi vede lontano, tanto maggiore è la distanza a cui l’occhio suo si spinge nello spazio, tanto più lungi in questo spazio esso si sprofonda. Con cannocchiali di diversa grandezza l’occhio si spinge quindi a diverse distanze e profondità nello spazio universo, o, ciò che equivale, con essi si gettano nello spazio che ci circonda scandagli diversamente profondi.

Quanto più forte è un cannocchiale, tanto maggior numero di stelle si vede nella Via lattea, e non c’è cannocchiale tanto grande, che finora abbia viste tutte le stelle che nella Via lattea si proiettano. Ciò vuol dire, che, nella direzione della Via lattea, il maggior cannocchiale non spingesi nello spazio tanto lungi quanto sono distanti le stelle più lontane della Via stessa, e che, nella direzione da questa Via segnata, l’occhio umano non toccò ancora il confine delle stelle esistenti.

Nella direzione perpendicolare alla individuata dalla Via lattea, due cannocchiali grandi, ma di diametro molto diverso, vedono lo stesso numero di stelle. Ciò significa, che l’uno e l’altro si spingono alla distanza massima a cui, in questa direzione, ancora esistono stelle, e che, nella direzione stessa, l’occhio umano si spinge già oltre i confini dello spazio sparso di stelle.

La distribuzione apparente delle stelle è disuniforme (par. 18). Se noi ci trovassimo in un punto dello spazio attorno al quale, e in ogni direzione e ad ogni distanza, stelle fossero uniformemente distribuite, noi vedremmo il firmamento uniformemente sparso di stelle. Nè la Terra quindi si trova in un tal punto dello spazio, nè uniforme attorno alla Terra è la distribuzione delle stelle.

G. Celoria, Atlante Astronomico. 7