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40 la vita di catullo.


Catullo rimane sempre in fra due: odia ed ama al tempo istesso, e non si sa render conto di tanta dolorosa contraddizione1 Odia? si; perch’ella è stata leggiera e vile,2 mentre egli l’ha amata,

                    non come il vulgo istabile,
Ma qual padre amar suole
I generi e la prole,3

l’ha amata al disopra d’ogni altra donna, con una fedeltà superiore ad ogni altra.4 Ama? cioè, bisogna distinguere: altro è amare, altro è voler bene;5 nel voler bene c’è la stima, e stima di Clodia il povero Catullo non poteva averne; nell’amore, com’ei l’intende, c’è la memoria dei passati piaceri e la speranza di riaverli; c’è il brivido della voluttà, non la sicura fede dell’anima; c’è, insomma, il senso, non il sentimento. Quando si ama, si riesce perfino ad essere sofisti. Si vuole una cosa, che minaccia la nostra pace, fa torto alla nostra dignità? Ecco l’amore si asside in cattedra, suggerisce mille ripieghi, inventa sottigliezze e cavilli; fa cento distinzioni scolastiche di cose, di sentimenti, di parole, e finisce col persuaderti, che ciò ch’ei vuole è giusto, è santo, è utile. Catullo s’acqueta un momento su questo; la sua dignità si tiene soddisfatta di questa sinonimia; crede d’aver posto in salvo l’onore, e il desiderio di riaver quella donna gli si fa

  1. Carm. LXXXV.
  2. Carm. LXXII.
  3. Ibidem.
  4. Carm. LXXV.
  5. Ibidem.