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la vita di catullo.

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gli voltaron faccia; fu tenuto in pregio da Cornelio Nepote, che gli diede pubblica testimonianza di stima, nominandolo con onore nelle sue Cronache; da Memmio pretore, che professava la dottrina d’Epicuro, a cui era pur devoto Catullo, e avea meritata la dedica del gran poema di Lucrezio; ammesso alla mensa di Cesare, che egli doveva pungere più tardi con gli epigrammi più sanguinosi; accolto nelle primarie famiglie, circondato d’ammiratori, di parassiti, di tutto quello splendore che abbaglia i giovani patrizi, di quel fumo che monta alla testa e fa venir la vertigine.

Ciò nonostante ei non tralascia i suoi cari studii; le piacevoli sensazioni, che gli procacciava codesta vita, non erano tali da ingombrargli l’ingegno ed occupargli il cuore. Scrive qualche verso d’occasione,1 si esercita sui greci, compone il famoso poemetto sulle Nozze di Teti e Peleo,2 l’aureo Carme nuziale,3 il secolare a Diana, imita o traduce l’Ati e Berecintia; ma in mezzo a codeste occupazioni l’ anima sua rimaneva disoccupata; non avea presa ancora una vera passione.


IV.


Un giorno egli era in casa di Manlio. Fra le tante illustri ed eleganti dame, che frequentavano quelle stanze ospitali, l’occhio del poeta fu attirato dalla straordinaria beltà d’una sola, che

  1. Schwab, loc. cit.
  2. Carm. LXVIII.
  3. Carm. LXII.