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annotazioni. | 279 |
con molta dottrina Quinto Curzio, e con molta eloquenza Lucano. Distava da Cirene non meno di quattrocento miglia; ma il poeta se ne cura poco: bisognava sciorinare a ogni costo la sua erudizione.
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Come se le povere stelle, occhi della notte, fossero attaccate a bella posta all’azzurra soffitta del cielo per fare da testimonî e reggere il lume a noialtri!
Giovenale ha messo anche in mezzo la luna, questa benedetta vittima dei poeti romantici, che a forza d’invocazioni antiflogistiche son riesciti a staccarla dal cielo e a farla entrare nelle nostre tasche:
Sed luna videt, sed sidera testes |
E Properzio:
Me mediæ noctes me sidera piena tuentur |
Papinio fa sorridere le stelle ed arrossire la luna alla vista d’una fanciulla, a cui veniva tolta la verginità:
Risit chorus ab alto |
al contrario d’un moderno, che fa nasconder la faccia alla luna indispettita da una scena d’amore: