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di alcuni traduttori di catullo. 145

autore.

Può risparmiarsi la pena del resto. Il passer ameno mi ricorda l’ameno del fosso anacoreta, come il Prati si è degnato di chiamare il rospo; il morso ardito del passero è meno ardito di lei, che si è voluto cacciare in questi gineprai; il bel foco e il qualor vien voglia mi fan venire la voglia di mettere il foco, più o men bello per avventura, sotto la pancia del suo Pegaso, perchè prenda un po’ il galoppo (il Pegaso, non lei). Dia retta a un mio consiglio, sor Lanzi, lei è una buona pasta d’uomo, un vero olio di Lucca: lasci Catullo agli scapestrati, e vada in canonica a tradurre il messale. (Mentre il Lanzi si allontana sospirando, si ode una voce bianca, che canta in falsetto pecorino quell’aria di Metastasio):

D’amore il primo dardo
Che m’ha piagato il san
Venne dal tuo bel guardo,
Fille, mio caro ben,
Mia dolce pena.

autore.

O che maniera è questa d’entrare in casa dei galantuomini cantando?

parmindo (facendosi avanti).

Mille perdoni, credevo d’essere ancora nelle selve beate d’Arcadia:

Nei campi e nelle selve
Seguiva già le belve....

Mi chiamo Parmindo Ibichense, pastorello d’Arcadia:

Chi provato ha la procella,
Benché fugga il vento infido....

Rapisardi 13