tesoro col brutto e miserabile loto. Orsù virilmente, senza veruno timore servile, alle due battaglie che Dio v’ha posto; la prima è la battaglia generale data ad ogni creatura che ha in sè ragione, che come siamo in tempo da discernere il vizio dalla virtù, così siamo attorniati da’nemici nostri, cioè dal dimonio e dalla propria carne, e perversa sensualità, che sempre impugna contro lo spirito, ma con l’amore della virtù ed odio del vizio gli sconfiggerete. L’altra battaglia è in particolare data a voi per grazia (D), della quale ognuno non è fatto degno, alla quale battaglia vi conviene andare armato, non solamente d’armatura corporale, ma dell’arme spirituale, che se non aveste l’arme dell’amore dell’onore di Dio, e desiderio d’acquistare la città dell’anime tapinelle infedeli, che non participano il sangue dell’agnello, poco frutto acquistereste con l’arme materiale; e però io voglio, carissimo padre e figliuolo, che voi con tutta la vostra compagnia vi poniate per obietto Cristo crocifisso, cioè il sangue prezioso dolcissimo suo, il quale fu sparto con tanto fuoco d’amore per torci la morte e darci la vita, acciocchè pienamente in grande perfezione venga in effetto quello, perchè voi andiate e riceviate il grandissimo frutto, cioè frutto di grazia e di vita, che dalla grazia giugniamo alla vita durabile. Imparate da questo consumato e svenato Agnello, che in su la mensa della croce, non raguardando la sua fatica, nè la sua amaritudine, ma con diletto del cibo, dell’onore del Padre, e salute nostra, si pose a mangiarlo in su la mensa dell’obbrobriosa croce; e siccome innamorato dell’onore del Padre eterno e della salute dell’umana generazione, egli sta fermo e costante, e non si muove per fatiche, nè strazj, nè ingiurie, nè scherni, nè villanie, non per nostra ingratitudine che si vedeva dare la vita per uomini ingrati e sconoscenti di tanto beneficio. Il Re nostro fa come vero cavaliere, che persevera nella battaglia, infino che sono sconfitti i nemici; e preso questo cibo, con la carne sua flagellata